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Osmosis. Un algoritmo può effettivamente trovare l’anima gemella?

By NerdPensiero, Serie TV, Tecnologia No Comments

Osmosis è una serie televisiva francese del 2019 creata da Audrey Fouché e diretta da Thomas Vincent. Composta da 8 episodi, distribuita su Netflix il 29 marzo 2019, e ambientata a Parigi, narra di un futuro prossimo non troppo lontano in cui una rivoluzionaria startup promette di trovare l’anima gemella senza margine d’errore. Esther e Paul, sorella e fratello, sono i fondatori di Osmosis. Ciò che offre ai propri utilizzatori è l’amore sicuro attraverso una rivoluzionaria tecnologia di nano-macchine e innesto sottocutaneo. La certezza di poter trovare in breve tempo la propria anima gemella tra milioni di possibili alternative. A contrapporsi troviamo Perfect Match, sito di incontri che utilizza la realtà virtuale con visore che si propone con lo slogan “tutti meritiamo l’amore” ma che in realtà è usato dall’utenza per rapporti occasionali e vede in Osmosis una minaccia per i propri affari. Sfruttando il pensiero etico e morale della società conservatrice riguardo le ingerenze della tecnologia nella sfera privata tenta di far crollare questo impero nascente. Lo spirito critico e di riflessione che la serie ci offre è vasto, forse anche troppo considerando che abbiamo solo 8 puntate per elaborare il tutto, ma cercherò di portare alla vostra attenzione i punti più salienti.

Rispetto della privacy

Quasi onnipresente nella serie. Preoccupazione principale anche nel nostro quotidiano. Il rispetto della nostra intimità e dei nostri pensieri. Nel telefilm le nano-macchine all’interno del nostro corpo e l’innesto sottocutaneo offrono un servizio di supporto e monitoraggio continuo sia dal punto di vista tecnico che psicologico e biologico, portando all’estremo questa preoccupazione in uno dei tester. Pensateci: nessuna possibilità di mentire o negare di fronte ad emozioni o disagi, tutto sotto l’occhio attento di un addetto ai lavori. Tuttavia Osmosis afferma che non c’è un effettivo controllo della mente, né dei pensieri, né di altro, ma solo una osservazione da un punto di vista biologico: poiché pensieri ed emozioni sono degli impulsi elettrici, attraverso i dati raccolti si può dedurre quali emozioni e sentimenti si stiano provando. Prima dell’intervento umano c’è l’intelligenza artificiale che si occuperà di un primo approccio, mentre in casi più preoccupanti ci sarà un “richiamo” dal personale medico dello staff. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale è semplice e il telefilm lo rende chiaro sin dalle prime sequenze dedicate ai beta test prima dell’impianto: interfacciarsi con un robot riduce drasticamente il tasso di menzogna, poiché non si percepisce né il senso di giudizio né imbarazzo nell’affrontare temi sensibili, specialmente di natura intima. Potrebbe essere tranquillamente paragonato alla creazione di un avatar ideale o più semplicemente al trovarsi dietro un monitor. Ci sentiamo protetti, al sicuro e quindi più propensi ad esporci, senza contare che con un gesto della mano sull’innesto le comunicazioni con l’operatore si disattivano, rendendo impossibile il monitoraggio, dando la possibilità di scelta all’utente con una semplice disconnessione.

La tecnologia come strumento di influenza e manipolazione

E passiamo quindi al secondo argomento principale, una preoccupazione diffusa e applicabile a tutte le novità tecnologiche. Può la tecnologia avere un’influenza e manipolare l’io e la mente umana? La cosa che più mi è piaciuta della serie Osmosis è proprio che attraverso la narrazione delle vicessitudini delle “cavie” del beta test dimostra per l’appunto che una tecnologia non porta ad un risultato univoco, né tramite il suo corretto utilizzo né grazie ad una aderenza al “manuale di istruzioni”, perché per quanto ci possano essere calcoli e considerate le variabili, una fattore renderà imprevedibile il risultato finale: l’uomo. Basti pensare che quando accade un evento negativo come un atto di violenza, un omicidio, una ossessione o dipendenza, spesso si riconduce tutto questo all’utilizzo delle nuove tecnologie che portano ad isolamento, comportamenti antisociali o sociopatici. Queste problematiche sono reali e non starò qui a smentirle, ma non è l’uso della tecnologia in sé il fattore scatenante, bensì un semplice mezzo di conforto, esattamente come potrebbero essere per un utente tossico di serie tv, oppure la dipendenza da alcool. Anche in questo i tester di Osmosis dimostrano l’infondatezza di questo preconcetto. L’uso della tecnologia non è correlato con gli atti di violenza, l’aggressività ecc, ma col bisogno di crearsi un posto sicuro, un’isola felice. L’app Osmosis ti porta davanti l’anima gemella e di fatto il suo compito termina lì, e starà a noi e solo a noi scegliere se e come approcciarla, se viverla oppure no, reagire bene o male, rispondere con aggressività o amore che sia e questo dipende dal nostro più intimo io e dalla nostra morale soggettiva. Per quanto il programma possa essere accurato nei suoi calcoli, il responso potrebbe non essere veritiero a causa della variabile umana. Il potere decisionale, le scelte di ognuno di noi sono incontrollabili. Sta solo all’utente stare all’interno delle regole di utilizzo o uscire fuori dai margini. Ciò che ne deriverà sarà solo il risultato delle sue scelte, nulla di più, nulla di meno, e questo vale sia per chi sta dentro la rete di Osmosis sia nei confronti di chi ne regola il corretto funzionamento.

Basti pensare all’esperimento condotto dal nostro boss Nerd Erick Cannamela su Tinder. Anche se l’utenza lo usa per incontri di rapporto occasionali, in realtà era stato concepito come un sito di incontri romantici e la community ne ha modificato l’indirizzo. Se volete saperne di più sull’argomento andate al link che vi lascio qui in descrizione. Fidatevi, ne vale la pena.

http://www.nerdattack.it/nerdpensiero/si-puo-giudicare-un-libro-dalla-copertina-lamore-al-tempo-tinder/

Ogni giorno vediamo nuove innovazioni tecnologiche, sempre più vicine a noi, che ampliano il contatto uomo-macchina per facilitare la nostra vita e la cura della nostra persona. Ma dove porterà questa tecnologia? Quali saranno le potenzialità e i mezzi  che le nuove ricerche mettono a nostra disposizione e quali nuovi mercati potrebbero esserci proposti? Non ci è dato conoscere il futuro e serie come Osmosis possono fornirci una finestra su una possibile realtà, ma una cosa è sicura: il risultato che otterremo da questo rapporto dipenderà solo dalle nostre scelte. Starà a noi scegliere di mantenere la nostra umanità o inaridirci fino a rimanere completamente indifferenti a tutto.

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S.O.S. Netflix potrebbe rimuovere Le terrificanti avventure di Sabrina?

By NerdPensiero, Serie TV No Comments

Amatissimo, criticato e addirittura, si vocifera, soggetto a denunce. Un prodotto che nel bene e nel male ha fatto parlare di sé sollevando un gran vespaio e, in alcuni, confusione. Non disperate amici Nerd, la vostra Grayfox_001 è qui per dissipare ogni dubbio.

Cominciamo dall’inizio: le terrificanti avventure di Sabrina non nasce come serie televisiva come molti pensano, ma come serie a fumetti, e prima ancora la nostra bionda streghetta è apparsa nel fumetto Archie’s Mad House nel 1962.

Fece solo una breve apparizione, precisamente nel numero 22, ma piacque così tanto che tornò qualche numero dopo, portandola a regolari apparizioni nella serie a fumetti Archie’s Laugh tv-out tra il 69 e l’85. In seguito ha avuto un fumetto dedicato interamente a lei:  Sabrina, The Teenage Witch dal 1971 al 1983, da cui è stata tratta successivamente le serie tv negli anni 90, quella che tutti conosciamo, ossia Sabrina Vita da Strega. Nel 2003 finisce la serie e il silenzio cadde su tutto il suo pubblico, finché, nel 2014, parte il suo reboot fumettistico Le terrificanti avventure di Sabrina, e, nel 2017, viene annunciata la nuova serie tv ispirata a quest’ultimo fumetto. E sì amici! Sabrina Spellman ha vissuto molte incarnazioni, e questa nuova serie televisiva non è che l’ultima, per il momento.

E già qui dissipiamo la prima critica che è sfociata dopo l’uscita della serie:

ma non è come il vecchio telefilm!

Esattamente, ma non è un difetto. La serie di Sabrina vita da strega era una sitcom, mentre le terrificanti avventure di Sabrina è un teen drama a tinte horror, ma non troppo (e potete credermi: sono una super fifona, ma se l’ho potuto vedere io è tutto dire XD).

Mettere a confronto questi due prodotti è assolutamente impossibile, perché il loro sistema narrativo è differente e non trovo che questo tono dark sia un approccio sbagliato: Sabrina vita da strega è stato un prodotto perfetto per gli anni ’90, rispecchiava assolutamente il tipo di intrattenimento del periodo, e riportare pari pari una storia già vista in questi tempi in cui horror, thriller horror, teen drama ecc la fanno da padroni, non avrebbe avuto lo stesso impatto nei nuovi giovani.

E per quanto riguarda noi vecchietti veterani, veramente avreste voluto rivedere la stessa identica storia? Secondo me non avrebbe avuto più la stessa presa nemmeno in noi. Per me l’esempio più chiaro è la serie tv di Batman, non quella animata, dico, quella degli anni ’60. Un po’ buffa e kitsch, con le vignette a fumetti che apparivano durante uno scontro per enfatizzare pugni e calci, e una recitazione marcata. Riuscireste davvero a vedere lo stesso prodotto, se pur con effetti video migliorati, costumi ecc, ma con quel preciso sistema narrativo? Credo proprio di no. Forse quell’aspettativa sbagliata è stata involontariamente creata dai video promozionali nei canali social di Netflix, dove si vedeva il vecchio cast che fa gli auguri al nuovo, ma già dal trailer era chiaro che si sarebbe trattato di un prodotto differente, e non capisco come alcuni abbiano potuto pensare che le terrificanti avventure di Sabrina sarebbe stata la copia speculare del vecchio telefilm, ma andiamo avanti.

Altra critica mossa: “basta questi telefilm dove associano la strega a satana! Non è vero!

Mi dispiace infrangere i cuori di tutti i ragazzi e ragazze appassionati, e soprattutto di sedicenti streghe e stregoni, ma le streghe sono da sempre associate alla figura di Satana.

La figura della strega nasce nel folklore popolare medievale,  solitamente con un’accezione negativa: strega era chi praticava stregoneria, ossia una forma di magia derivante dal diavolo. Si riteneva che usassero i loro poteri per nuocere ai “bravi cristiani”, e in generale, contro la comunità, solitamente agricola, nella quale venivano identificate. Tratto comune a tutte le streghe era prendere parte a dei raduni periodici chiamati sabba in cui adoravano il Demonio con pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi.

Attenzione eh. Sappiamo anche che era abbastanza facile ricevere una accusa di stregoneria, bastava una stranezza o commettere un torto a qualcuno, e col diffondersi delle dicerie, causare di conseguenza le famose cacce alle streghe, che hanno causato la morte di molti innocenti. Fanatismo ed ignoranza, si sa, portano sempre a bei risultati.

Sabrina è interessante proprio perché, specialmente in uno degli episodi, dimostra proprio che la fede cieca non è un bene, che porsi delle domande e non accontentarsi di risposte insufficienti non è sbagliato, ed i dogmi non sono una vera risposta. Per tutta la serie Sabrina scuote le coscienze, anche a personaggi fortemente radicati ed indottrinati nella cultura occulta, come ad esempio la zia Zelda o Prudence, una delle sorelle sinistre. Ad un certo punto, cominciano, guidati da Sabrina che è un po’ l’incarnazione dello spettatore che come lei scopre queste pratiche per la prima volta e le mette in dubbio, a porsi delle domande su quanto gli usi e costumi del mondo magico fossero giusti. La religione satanica presente nella serie ci viene dichiarata come “del libero arbitrio”, rivelandosi invece fortemente dogmatica e patriarcale, e in cui, come nel mondo reale, l’interesse dei pochi e potenti prevale sul buonsenso. Almeno, i “satanisti” del nostro mondo sembrano pensarla diversamente… pare.

Ed eccoci giunti all’argomento caldo, quello che sta allarmando tutti gli appassionati:

ma veramente Netflix rimuoverà Sabrina a causa delle denunce da parte della chiesa Satanista?”

Momento, momento, momento, momento, momento. Keep calm e fate un bel respiro. La notizia girava in alcuni blog inglesi con toni allarmistici e a tratti confusi, e solo recentemente è giunta sui blog italiani. Precisamente tale allarme è stato lanciato dalla twentytwowords.com che scrive nella sua testata “The Chilling Adventures of Sabrina’ May Be Removed From Netflix” scatenando il panico. La notizia sarebbe stata che dei satanisti avrebbero denunciato Netflix per cifre da capogiro per aver usato una copia della loro statua all’interno del telefilm, mettendoli “in cattiva luce”.

Facciamo chiarezza: The Satanic Temple non è intanto una vera religione, e, alla pari dei Pastafariani, si tratta di un gruppo di lotta per i diritti sociali e umanitari che usano il satanismo come vessillo di ribellione contro l’autorità costituita, e spesso si sono lanciati in provocazioni e trollaggi di varia natura. Tra i più eclatanti appunto una raccolta fondi per la creazione di una statua di Baphomet da fare inserire al Campidoglio, in seguito della richiesta di un gruppo cristiano di fare inserire una statua cristiana nella sede del potere americano: Sostenendo la separazione dello stato dalla religione, si sono opposti con forza, e ora la statua da loro commissionata attende nella loro sede principale. E proprio quella statua sembrerebbe essere stata copiata in Sabrina, in cui invece rappresenta una religione “cattiva e patriarcale”, l’esatto opposto di ciò per cui The Satanic Temple si batte. E da qui la denuncia.

(Al contrario, The Church of Satan, che sono davvero satanisti, se la ride e se ne frega).

Da questa denuncia, probabilmente fatta soprattutto per far parlare del Satanic Temple, sarebbe partita l’ipotesi di una rimozione della serie dalla piattaforma streaming, ma al momento non ci sono ulteriori notizie o comunicati al riguardo. Anzi, Netflix ha da poco annunciato la seconda serie di The chilling adventures of Sabrina, e a metà dicembre verrà trasmesso uno speciale di natale.

Dalla vostra Grayfox_001 è tutto e vi ricorda che per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità e curiosità del mondo nerd il posto è uno solo: Nerd Attack! Alla prossima amici lettori!

Davide Bennato ci presenta “Black mirror. Distopia e antropologia digitale” in diretta radio

By Radio, Serie TV No Comments

Con grande gioia siamo felici di annunciare come ospite della nostra trasmissione radiofonica, Nerd Attack, la prima trasmissione in Italia dedicata al mondo del web in FM, in onda su Radio102, il professore Davide Bennato che ci presenterà il suo nuovo libro, appena uscito, “Black mirror. Distopia e antropologia digitale” edito da Villaggio Maori.

“Black mirror”, specchio nero come lo è uno schermo spento in cui lo spettatore si riflette, si vede vedere. E forse questa una delle metafore più calzanti individuate da questa raccolta di saggi che analizzano la serie di Charlie Brooker sotto molteplici punti di vista (sociologico, cinematografico). “Black mirror”, seppure con lungimiranza ed esiti talvolta estremizzati, ritrae in modo cinico e drammatico una realtà non troppo distante dall’attuale. Tecnologie quali GoPro sono le antenate dei grain impiantati nel cervello dei protagonisti in più episodi, così come la ricerca disperata di popolarità in rete anticipa sistemi di controllo totalitari fondati sui social network. E la tecnologia cattiva o è la nostra coscienza digitale ad esserlo? Fino a che punto possiamo ritenerci soltanto spettatori di cosa accade al di là dello specchio nero?

Davide Bennato, dottore di ricerca in Scienze della Comunicazione (Università La Sapienza – Roma), insegna Sociologia dei processi culturali e comunicativi e Sociologia dei media digitali presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. È socio fondatore ed ex vicepresidente (2005-08) di STS Italia Società Italiana di Studi su Scienza e Tecnologia. È membro dl consiglio di Amministrazione di Bench s.r.l., spin off dell’Università di Catania specializzato in ricerche sociali e di mercato attraverso l’uso di big data. È membro del corpo docente della Lipari School on Computational Social Science. Tra le sue pubblicazioni: Sociologia dei media digitali. Relazioni sociali e processi comunicativi del web partecipativo (Laterza, 2011); Le metafore del computer. La costruzione sociale dell’informatica (Meltemi, 2002). I suoi interessi di ricerca sono: analisi dei comportamenti collettivi nei social media, etica dei big data, rapporto fra tecnologia e valori, modelli di comunicazione scientifica e tecnologica in rete, scienza sociale computazionale.

Abbiamo avuto il piacere di collaborare più volte con il professore Bennato, che stimiamo per il suo lavoro, in occasione dell’Etna Comics, dove ricopre il ruolo di Social Media Strategist.

Appuntamento quindi martedì sera dalle 21.00 con Nerd Attack. Per ascoltarci in FM 102.0, 100.1, 95.5 in provincia di Trapani, canale 798 del DTT in Sicilia ed in streaming sul sito www.radio102.it 

The Defenders: tra azione ed ovvietà

By NerdPensiero, Serie TV No Comments

Questo articolo è frutto di una bastardata. Ho “costretto” il nostro caro amico Vincenzo Caltagirone a commentare The Defenders su Whatsapp. Solo che lui era inconsapevole che poi tutto sarebbe stato pubblicato. È venuta fuori una psedo-recensione che deve essere uno spunto per un pensiero generale sul mondo Marvel in Netflix.

Questo articolo potrebbe contenere spoiler, niente di che sulla trama che non si capisca dopo le prime 2/3 puntate.

FT: Ma a te The Defenders è piaciuto? Io trovo che sia interessate da alcuni punti di vista, prevedibile da altri.

VC:  Io non avevo grosse aspettative. L’ho trovato gradevole ma nulla di che.

FT: Entriamo nel dettaglio? Ho apprezzato la scelta iniziale della fotografia, con la color correction identificativa per ogni eroe (con Alexandra non “colorata” ma bianca).
Di contro la caratterizzazione di Iron Fist sta peggiorando. Nei fumetti è strafigo, in questa serie è un pirla (e non fa altro che dire a tutti di essere l’Iron Fist). Il rischio è che hanno toppato il personaggio.

VC:  Ma pure Stick lo dice… “Il grande immortale Iron Fist” che a sto giro è un emerito coglione quando gli trova il telefono addosso. L’ho trovato banale. Anche Daredevil: un’ora a fare i capricci per non farsi vedere in volto e poi si leva la maschera a cazzo di cane.

FT: Molto critico eh? Forse perché siamo stati abituati agli alti standard della prima stagione di Daredevil. Forse al momento inarrivabile

VC: Si infatti. Due stagioni da urlo.

FT:  Degli altri invece? Che mi dici? Personalmente mi piace tantissimo Jessica Jones. Ho apprezzato molto la sua serie, estremamente psicologica, e con un David Tennant sopra le righe (menzione d’onore anche per Vincent D’Onofrio nella prima stagione di Daredevil, praticamente perfetto). Luke Cage mi ha interdetto. Anche lui fumettisticamente è un gran bel personaggio ma, sembra, che in questa serie sia quasi limitato. Salvo le ambientazione hip hop e le colonne sonore. La storia è interessante ma sembra sempre manchi qualcosa. E in The Defenders si nota di più.

VC: A me personalmente non piace Luke Cage: lo trovo noioso. Iron Fist è troppo rincoglionito. Daredevil non è cazzuto come nelle serie sue. Jessica Jones, invece, rispecchia abbastanza.
I cattivi sono davvero scemi. Le 5 dita della mano: nessun mistero, se le sono giocate presto, male e fin da subito sono state prese a schiaffi. Banali. Pochissima coerenza nei combattimenti: una volta Elektra prende a schiaffi tutti da sola, Cage compreso, mentre nella scena dopo vola a terra con una sberla. Ripeto, la serie l’ho gradita perché avevo aspettative bassissime e perché comunque mi piacciono i personaggi.

FT: Chiaro. Per me come voto sono 3 occhialini nerd su 5.

VC: Io gliene darei due e mezzo.

FT: Sai che questa conversazione diventerà un articolo di Nerd Attack, vero? 😂

Sorry Enzo.

5 motivi per guardare Iron Fist

By NerdPensiero, Serie TV No Comments

Il nuovo prodotto della Marvel/Netflix ci presenta un nuovo eroe dei fumetti e si collega alle altre serie Netflix.

Il progetto Marvel Netflix ci ha regalato costantemente nuovi personaggi e le loro storie. Ognuno condivide un tratto comune che contengono azione hard core e spessore emotiva dei personaggi. In quello più recente, Iron Fist, incontriamo Danny Rand.
Esperto di arti marziali, il personaggio e la sua storia continuano il tono alto e le scene di lotta che abbiamo imparato ad aspettarci da questo genere di serie. Pur essendo la quinta serie Marvel Netflix, semplicemente non è della stessa stoffa delle altre. Stiamo assistendo a una nuova terra inesplorata attraverso gli occhi di un altro personaggio dei fumetti, portato alla vita sul piccolo schermo.
Tuttavia, ci saranno anche alcuni volti noti e richiami per rassicurare allo spettatore la continuità dello stesso universo degli altri.

Abbiamo guardato i primi otto episodi. Ecco cinque ragioni per cui guardare Iron Fist.

1 – Iron Fist non è un personaggio depresso.

Immaginate di essere un ragazzino, i genitori muoiono di fronte a voi, e vi ritrovate in una città sconosciuta. Sappiamo cosa è successo a Bruce Wayne quando ha assistito alla morte dei suoi genitori: è diventato un vigilante ossessionato e cupo. La storia di Danny Rand è un po’ diversa. Anche se torna a casa dopo 15 anni e scopre quanto è cambiato, è ancora abbastanza ottimista. Forse ha a che fare con la formazione e l’educazione che ha ricevuto. Forse ha avuto tutto il tempo di scatenare rabbia o frustrazione durante le sue esperienze. In ogni caso, è semplicemente più equilibrato di personaggi come Daredevil e Jessica Jones. È piacevole vedere un personaggio che ha una prospettiva più positiva sulle cose. Questo non vuol dire che Danny si vedrà in giro con un grande sorriso sul suo volto. Quando il momento arriva non esita ad agire. Questo, in una serie Marvel vuol dire: menare con calci e pugni un sacco di gente. Insieme con le sue abilità di arti marziali, ha la capacità d’incanalare il suo Chi, così da poter attingere l’energia sovrumana derivata dal cuore del serpente mistico Shou-Lao. Almeno, questa è la spiegazione fornita nei fumetti. La linea di fondo, però, è lo stesso: il suo pugno si illumina e diventa una arma devastante.

2 – La Mistica Città di K’un-Lun esiste.

Nei fumetti, K’un-Lun è una delle “Capitali del Cielo” ed esiste in un’altra dimensione. La città appare solo nel regno terreno ogni 15 anni. Gli appassionati di fumetti si saranno chiesti come K’un-Lun potesse essere utilizzata dagli autori, se si ipotizzava e se potesse esistere effettivamente in un’altra dimensione. Danny lo spiega ad a un medico in uno dei primi episodi. Spesso gli elementi dai fumetti devono essere cambiati per la camera ma lo si può fare in maniera intelligente e per nulla cliché. K’un-Lun e il tempo che Danny vi ha trascorso sono una parte enorme di quello che forma il suo personaggio.

3 – The Defenders è in fase di realizzazione.

Durante il San Diego Comic-Con del 2016, Netflix ha mostrato un teaser per la serie The Defenders. È ormai noto che Iron Fist si unirà a Daredevil, Jessica Jones, e Luke Cage per fronteggiare una grossa minaccia. Mentre si guarda la serie di Iron Fist, lo spettatore fa la conoscenza con diverse parti di New York. Ritornano alcuni volti familiari, che fungono da trade union con gli altri personaggi dell’universo Marvel. Claire Temple, interpretata da Rosario Dawson, è diventata amica di uno dei personaggi che Danny incontra. Temple è l’ex infermiera che ha utilizzato le sue conoscenze per aiutare Daredevil, Jessica Jones, e Luke Cage. Sta diventando la Stan Lee della Marvel Universe Netflix, tanto da fare apparizioni in tutte le serie finora realizzate. Jeri Hogarth, interpretata da Carrie-Anne Moss, è stato introdotto nella serie Jessica Jones. Il suo personaggio è stato liberamente tratto Jeryn Hogarth, uno degli avvocati che lavora per Danny Rand nei fumetti. Si può facilmente immaginare che conoscere un avvocato, può essere utile quando il mondo crede che fossi morto da 15 anni. Misty Knight, introdotta in Luke Cage, dovrebbe apparire in uno degli ultimi episodi. Poi ci sono un paio di cattivi…

4 – Madame Gao e la Mano.

Ricordate Madame Gao da Daredevil stagione uno e due? Lei stava vendendo eroina che aveva riportava sul pacchetto un simbolo di serpente. Quel simbolo è simile al “tatuaggio” sul petto di Danny Rand. Quando Daredevil la affrontò, lei lo fece volare semplicemente con il palmo della mano. Rumors teorizzato che il personaggio abbia visitato K’un-Lun a un certo punto della sua, apparentemente, lunga vita. È possibile che possa rivelarsi una versione della Madre Gru della serie a fumetti “Immortal Iron Fist”, del 2007. La Madre Gru era un mistico e anche il sovrano di una delle altre leggendarie “Capitali del Cielo”. Se questo è il caso, Iron Fist avrà decisamente pane per i suoi denti. Anche la Mano fa il suo ritorno: un esercito di ninja malvagi non è mai una buona cosa.

5 – Molta azione e violenza.

Se si dispone di un protagonista addestrato in una città mistica al solo scopo di trasformarlo in un’arma vivente, potete immaginare i combattimenti che ci si aspetta. Danny è veloce all’azione. Combatte con facilità e grazia, anche se difficilmente lo si vede combattere contro più nemici contemporaneamente. Ma Danny Rand non è l’unico che può combattere. Anche Colleen Wing, che si fa chiamare la Figlia del Drago, salta dal fumetto al piccolo schermo. Colleen gestisce un dojo e addestra i giovani del suo quartiere a combattere e soprattutto a difendersi. C’è una forte sinergia tra lei e Iron Fist e nei fumetti è la migliore amica di Misty Knight. Colleen in Iron Fist riesce ad avere abbastanza screen time da sfoggiare le sue abilità di combattimento. Danny avrà assolutamente bisogno del suo aiuto per affrontare le minacce che gli verranno lanciate addosso.

Tutto questo e molto altro ancora è la serie di Iron Fist su Netflix. Per i Nerd è un bel 4 su 5.

Golden Globe 2017: trionfa La La Land

By Film, NerdPensiero, Serie TV No Comments

Si è tenuta l’8 gennaio la premiazione dei Golden Globe 2017 a Los Angeles, cerimonia di assegnazione dei premi della stampa estera a Hollywood condotta da Jimmy Fallon. Grande successo per il musical La La Land, di Damien Chazelle che adesso ha un’autostrada a quattro corsie che porta direttamente all’Oscar, si è aggiudicato 7 premi, tra cui miglior commedia, e miglior attore e attrice per i suoi protagonisti Emma Stone e Ryan Gosling.

Il premio come miglior film drammatico è andato a Moonlight, di Barry Jenkins. Eccezionale doppietta per The Crown, lo show targato Netflix di Peter Morgan che racconta primi anni di regno di Elisabetta II è «incoronato» serie drammatica dell’anno e Claire Foy miglior attrice protagonista in un drama.

L’altra grande vincitrice nelle categorie televisive della 74esima edizione dei premi assegnati dalla stampa straniera di Hollywood è Atlanta di Donald Glover, che trionfa come commedia dell’anno e migliore attore protagonista in una serie comedy (andrà in onda su Fox dal 19 gennaio). Mentre Tracee Ellis Ross vince come protagonista per Black-ish. Billy Bob Thornton è il miglior attore in un drama grazie alla strepitosa interpretazione in Goliath di Amazon.

The People V. O.J. Simpson è la miglior miniserie dell’anno e porta a casa anche la statuetta alla miglior attrice protagonista, vinta da Sarah Paulson per il ruolo di Marcia Clark, l’avvocato dell’accusa nel processo per omicidio al campione di football. Premiata pure The Night Manager, che vince nelle categorie di attore protagonista (Tom Hiddleston), attore e attrice non protagonista, Hugh Laurie e Olivia Colman. Fra i grandi snobbati, spiccano Westworld e The Night Of di Hbo e (purtroppo) The Americans, con i due protagonisti Matthew Rhys e Keri Russell che tornano di nuovo a casa a mani vuote.

Niente da fare, nonostante il successo di pubblico, anche per This Is Us, che ha fruttato alla rete generalista Nbc la prima candidatura in dieci anni nella categoria di serie drammatica. Premiata anche Meryl Streep, con il Cecil B. Demille alla carriera dopo trenta nomination e otto statuette. Durante la serata ha colto l’occasione per attaccare, senza mai nominarlo esplicitamente, il presidente eletto Donald Trump.

Netflix: 5 motivi per amarlo e 5 per odiarlo

By Film, NerdPensiero, Serie TV One Comment

Cari Nerd Lettori, bentrovati. Come molti di voi, anche noi amiamo guardare la televisione e siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e originale. Fortunatamente oggi la scelta è molto vasta ma anche tra tv satellitare, Sky e digitale terrestre. Come tutti gli “smanettoni” o meglio i più curiosi d’internet, sanno esiste anche un’altra opzione, lo streaming. Ma i siti di streaming sono per la stragrande maggioranza illegali, e quindi non si dovrebbero usare. Spesso molti ne fanno uso, proprio per saziare la brama di vedere film e serie tv il prima possibile. Vuoi perché non vogliono pagare i costi, spesso alti, dei gestori a pagamento o perché sono programmi che difficilmente arriverebbero nel nostro paese, o solo dopo un anno dalla messa in onda negli altri paesi.
La domanda dunque diventa: Come si può continuare a guardare programmi e film che interessano, pur riducendo le bollette mensili d’intrattenimento video?

Le soluzioni sono diverse. In quest’articolo vorremmo solo evidenziare i punti favorevoli e sfavorevoli del servizio di streaming offerto dalla compagnia che per prima nel mondo ha pensato di creare un network televisivo tramite internet: NETFLIX.

Noi di Nerd Attack siamo innamorati di Netflix ma ciò non di meno cerchiamo di essere il quanto più obbiettivi possibile.

5 MOTIVI PER ODIARE NETFLIX

1. Gli spettacoli non sono aggiornati.
Spesso le serie tv non sono complete, sia perché sono ancora in corso d’opera, sia perché altre volte i network non rilasciano le stagioni ad altri network prima che gli episodi in questione non escano in DVD.

2. Le “Nuove Uscite” sono obsolete.
Può capitare, che in alcuni mesi, i Film che vengono presentati come ultime uscite, siano effettivamente usciti al cinema alcuni anni prima. Con sommo rancore degli utenti

3. Sono in parte responsabili della nascita del Binge Watching.
Il concetto, relativamente nuovo, di “binge watchinhg” è geniale, prevede di avere un intera stagione di una serie a completa disposizione fin da subito. Il problema è che, a parte l’indiscusso problema sociale, che porta alcuni individui ad isolarsi completamente solo per poter guardare tutta una serie in un fine settimana, e a volte oltre, ma fa perdere il gusto di apprezzare le serie settimana per settimana, gli eventi e gli episodi diventano meno distinti. Si ricordano i singoli episodi molto meno, focalizzandosi solo sulla storia totale.

4. Ci sono film più indipendenti di ogni altra cosa.
La maggior parte delle selezione di film di Netflix è di film indipendenti, invece che i film del circuito cinematografico. A onor del vero ultimamente Netflix ha iniziato una massiccia campagna di acquisizione diritti per il sistema on-line, ma il percorso per mettersi “al pari” con i circuiti televisivi è ancora lungo.

5. Riporta in vita troppe serie cancellate.
Ultimamente il Network sta acquistando i diritti per serie cancellate per riproporle nel loro catalogo, rovinando sia il prodotto originale che la memoria del pubblico nei confronti di quelle serie a cui era particolarmente legato.

5 MOTIVI PER AMARE NETFLIX

1. Netflix è conveniente
Tra i servizi online di streaming legali Netflix propone dei pacchetti che lo rendono indubbiamente tra i più, se non addirittura il più, economico del settore. In più Netflix costantemente, sul miglioramento della sua capacità di fornire il proprio prodotto ai propri clienti. E’ incentrato sull’innovazione del suo servizio e della sua tecnologia per essere e rimanere al top del mercato.

2. Netflix non ha MAI annunci pubblicitari
Solo per questo motivo Netflix meriterebbe un premio speciale.
Anche altri servizi di streaming promettono nessuna pubblicità, ma spesso questa promessa non viene mantenuta. Gli utenti di Netflix potranno confermare che i prodotti del network non contengono mai interruzioni commerciali, ne prima, né durante, né dopo la visione

3. Netflix permette accessi simultanei
Netflix può essere visto sulla PS4, Xbox, lettori Blu-Ray, Wii, cellulari, iPad, PC, Macbook, tablet e Google TV, e quasi ogni altro dispositivo multimediale che abbia connessione ad internet. Netflix ne ha fatto un vanto di essere la prima compagnia che ha pensato di diventare fruibile su ogni device dei propri utenti. Ed in ogni luogo, anche solo con il 3G!

4. Netflix ha centinaia di spettacoli televisivi (comprese stagioni complete)
Questo è in contrasto con il 1° punto della precedente lista, ma è vero. Sebbene non siano aggiornate, a volte, le serie di Netflix sono centinaia, e quelle effettivamente presenti nel catalogo sono realmente complete. Con un notevole risparmio economico, piuttosto che andare a comprare i DVD di un intera serie.
La stessa cosa si potrebbe dire per i film da grande schermo.

5. SERIE ORIGINALI
Netflix ha iniziato la produzione di una serie di spettacoli e film originali ed esclusivi per il suo canale, trasformandosi in un reale network d’intrattenimento video. Mostrando una scrupolosa cura per i dettagli, per la parte tecnica artistica e per le storie di qualità, creando lo standard che garantisce ai prodotti originali Netflix garanzia di qualità: Orange is the new black, Narcos, House of Cards, Daredevil, Marco Polo, Stranger things e The Crown solo per citarne alcuni.

Daredevil: la nostra recensione sulla seconda stagione

By NerdPensiero, Serie TV

La seconda stagione di Daredevil è uscita questo scorso fine settimana su Netflix e come molti altri, ho abbracciato il modello “tutta la stagione subito” della società e mi sono piantato sul divano per vedere tutti e 13 episodi. La buona notizia? È eccellente. L’universo dei fumetti Marvel sta continuando lungo la strada più scura che ha iniziato lo scorso anno, e questa particolare visione del mondo supereroe continua a crescere e trovare i suoi piedi saldamente piantati in un mondo credibile e godibile da guardare.

New York City è di nuovo in pericolo, e il vigilante mascherato Daredevil deve affrontare nuove minacce che lo spingono al limite dei suoi poteri e della sua moralità. Dopo che l’eroe mascherato e suoi compagni ha messo in scacco Wilson Fisk, nella prima stagione, bande criminali rivali si scontrano per colmare il vuoto di potere lasciato dall’uomo che un giorno sarà il Kingpin (Fisk), ma un nuovo vigilante entra in gioco, portando con se un metodo di punizione che è più permanente di quello di Daredevil. Seconda stagione di “Daredevil”, basato sul personaggio della Marvel comics, è su Netflix ovunque in questo momento.

Se non volete nessun tipo di spoiler, vi suggeriamo di non andare avanti con la lettura.

Tutto ciò che riguarda questa stagione sembra un continuo della prima, che è fondamentalmente una cosa buona per questa serie eccellente. Charlie Cox dà a Matt Murdoch il giusto fascino e la giusta gravità impietrite che possono contagiare altri supereroi. C’è un’immediatezza alla serie che manca da alcune che ci si aspetta da un supereroe. Il Punisher di Jon Bernthal è fantastico. Il personaggio si cala perfettamente nella storia che risulta un personaggio con cui chiunque proverebbe empatia, e Bernthal ne indossa i panni con una tale naturalezza che ha sorpreso i fan più dubbioso. Jon Bernthal interpreta un grande Punisher, un uomo guidato da demoni di estrema brutalità. L’unica pecca è che ottiene il suo iconico simbolo troppo tardi, seppur in maniera epica. Elodie Yung è stata l’ultima attrice ad essere stata rivelata come attrice della serie (Elektra) ma la Yung cattura gli spettatore con la sua bravura in primis e con la sua bellezza poi.

La seconda stagione di Daredevil è interamente incentrata sulla moralità della giustizia del vigilante: o meno. Il sistema può essere attendibile per risolvere una città spezzata o se devono essere prese misure più estreme. L’azione è ancora una volta splendidamente girata, le luci al neon, e la fotografia in generale, calzano perfettamente quello che è il tono della serie, costituendo un ottimo contorno per la storia e la recitazione dei personaggi e per la città impeccabili sotto molti punti di vista. La serie inizia grosso modo pochi mesi dalla fine della prima stagione, In una New York abituata già da tempo ai “supereroi” ma adesso anche al vigilante di quartiere, tanto da chiamarlo Il Diavolo di Hell’s Kitchen.

Note particolari vanno a due scene: il primo, l’incontro tra Daredevil e Punisher è uno scontro di filosofia ispirata a un classico momento dai fumetti; il secondo è un omaggio alla prima stagione. La scena single-take della lotta tra i cattivi e il nostro eroe mentre scende le scale, è in realtà un omaggio alla famosa scena del corridoio, vista l’anno scorso Daredevil non è una serie sui supereroi… E’ LA SERIE sui Supereroi.

Per i nerd è 5 occhialini su 5.

occhiali nerd 5 su 5

Hai mai visto House of Cards?

By NerdPensiero, Serie TV No Comments

Sicuramente qualche vostro amico vi avrà parlato di una serie, una di quelle serie che secondo lui non potete non averla vista. Colui che ama il fantasy vi avrà detto Game of Thrones, chi ama la tematica zombie vi avrà sicuramente consigliato The Walking Dead. Chi ama la psicologia è rimasto ammaliato da Breaking Bad. I malati di serie tv vi avranno detto tutti e 3. Poi c’è una categoria nuova, coloro che vedono tutti gli episodi in meno di 4 giorni. Coloro che benedicono Netflix della creazione del fenomeno binge watching.

Binge watching è un termine inglese con cui si indica l’atto del binge-watch, ossia il guardare programmi televisivi per un periodo di tempo superiore al consueto, particolarmente l’usufruire della visione di diversi episodi consecutivamente, senza soste. In lingua italiana letteralmente traducibile con “maratona televisiva”, in inglese per tale azione sono anche usati i termini binge viewing e marathon viewing.
– Grazie Wikipedia –

House-of-Cards2Binge_watchingQuesto fenomeno ha visto il suo affermarsi nelle televisioni americane, che ormai sono chiamati Smart Tv, e successivamente anche in Italia grazie ad una singola serie: House of Cards; prodotta e trasmessa su Netflix. In Italia arriva per volere di Sky che acquisisce i diritti territoriali ed ancora ne detiene nonostante l’arrivo della più importante piattaforma di streaming nel Belpaese. Quando Netflix cedette a Sky i diritti non era minimamente pensabile che il servizio potesse arrivare in Italia, causa principale dovuta alle pessime condizioni delle infrastrutture del nostro paese nel campo della digitalizzazione e della vera e propria velocità di connessione (troppo scarsa per un servizio adeguato). Fortunatamente la diffusione della fibra ottica e l’aumento delle connessioni ADSL a 20 mega ha permesso alla società statunitense di arrivare anche nel nostro paese, dato che il problema di un eventuale eccessivo buffering è stato risolto.

Ma stavamo parlando di altro, stavamo parlando di come House of Cards ha potuto cambiare la cultura dei fruitori seriali. C’è da dire che due dei principali motivi che incollano lo spettatore così tanto da essere assuefatti sono:
1 – La storia. House of Cards parla di un politico, Frank Underwood eletto per l’undicesima volta consecutiva deputato al Congresso nel V Distretto della Carolina del Sud. La curiosità di poter sbirciare dentro il Congresso degli Stati Uniti d’America o dentro la Casa Bianca penso sia uno dei grandi motori di questa serie tv.
2 – Kevin Spacey. E forse non c’è neanche bisogno di dirvi perché.

Frank Underwood ci mostra tutto quello che potere, media, manipolazione e sagacia possano creare dei veri professionisti della politica. Poi sta a noi credere o pensare che alcune di queste “piccole” cose possano avverarsi veramente nella politica statunitense (qualcuno ha detto Donald Trump?) o addirittura italiana.
E proprio per questo io sono il vostro amico che vi sta consigliando una serie.

Esiste una regola sola. O cacci oppure viene cacciato.

House-of-Cards3La personalità di Frank rapisce chi vede House of Cards, con il personaggio che spesso rompe la parete della quarta dimensione per commentare con lo spettatore stesso quello che è appena successo, o meglio ancora, quello che sta per accadere. Per poi finire tutto secondo i suoi piani. Come sempre. Nonostante tutto. Nonostante mosse immorali o colpi di scena che mai ci saremmo aspettati.

House of Cards è una sinfonia dove tutti coloro che danzano lo fanno con un armonia complessa, ma perfetta.

Frank Underwood (Kevin Spacey) non è il solo che merita di essere menzionato, visto che, ovviamente, una sinfonia non può vedere un solo protagonista. Grande spazio quindi alla moglie di Frank, Clare Underwood.

Clare (Robin Wright), ricca figlia del Texas, fredda e calcolatrice. Perfetta per Frank, determinata e che fa poche domande. Tutti i politici vorrebbero una moglie così. Un matrimonio fondato sull’opportunismo.

Opportunismo che vediamo realizzarsi nel pieno della quarta stagione appena uscita in USA e che in Italia arriverà sul canale Sky Atlantic questa settimana.

—- Se non hai mai visto House of Cards ma vorresti cominciare fermati. Da ora in poi SPOILER sulla 4° stagione —

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La quarta stagione è decisamente quella della rivoluzione del personaggio interpretato da Robin Wright, che tra l’altro ha anche curato la regia di 4 episodi. La crisi coniugale con Frank che sfocia nell’abbandono della Casa Bianca alla fine della terza stagione è il simbolo della quarta. Clare fa armi e bagagli per tornare in Texas da sua madre, che scoprirà solo in un secondo momento della sua malattia.

Malattia che viene anche strumentalizzata, sia da Frank per giustificare l’assenza della propria consorte duranti i comizi delle agguerrite primarie con la Dunbar, sia da Clare quando ha bisogno di allontanarsi da Washington, sia dalla madre stessa, quando capisce che finalmente il sogno di lanciare la carriera di Clare è ad un passo. Decidendo per l’eutanasia proprio durante il congresso dei Democratici quando Clare è candidata come Vice Presidente.

Il tutto ci lascia basiti. Questa stagione rappresenta il riscatto di Clare dopo 30 anni vissuti per accompagnare Frank.

House-of-Cards5Underwood che oggettivamente non se l’è passata troppo bene. Viene sparato e quasi ucciso, si salva solo grazie ad un trapianto di fegato. Anche se non sarebbe toccato a lui, ma il suo più grande consigliere nonché capo staff della Casa Bianca, Doug Stamper (interpretato da Michael Kelly), riesce a modificare la lista dei trapianti salvando il Presidente. Ma questa azione genera dei rimorsi, dato che ha deliberatamente deciso di uccidere un padre in fin di vita.

Vecchi problemi tornano ed essere protagonisti, ci fanno intuire che a tutte le azioni corrispondono delle reazioni. Anche se ci vogliono anni, prima o poi, le cose possono ritornare. Come Peter Russo e Zoe Barnes. Personaggi che pesavo di non rivedere più tornano protagonisti (Raymond Tusk che risolve un grave crisi con la Russia, grazie alle fila tirate da Clare). Anche Freddy sembra aver girato le spalle al presidente.

Ma quello che sicuramente fa più rabbrividire è l’ultima scena. Tutto quello che succede riguardo ICO, che non è altro che la trasposizione di ciò che nella vita reale chiamiamo ISIS. Dove anche un attentato terroristico può essere strumentalizzato. Niente e nessuno fermerà gli Underwood. Anzi se ne approfittano.

Esatto. Noi non subiamo il terrore. Noi creiamo il terrore.

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Perchè il pilot di Legends of Tomorrow è una cagata pazzesca

By NerdPensiero, Serie TV

Articolo a cura di Mario Bertolino.

Durante questa settimana è andato in onda il primo episodio di Legends of Tomorrow, nuovo spinoff nato all’interno dell’universo televisivo della DC di The Arrow e The Flash trasmessi tutti nell’emittente televisiva americana The CW. Dire che non mi è piaciuto è poco.

QUESTO ARTICOLO È PIENO DI SPOILER, ma comunque vi consigliamo di leggerlo per evitare di impiegare il tempo in qualcosa di poco fruttuoso. Come vedere il pilot di Legends of Tomorrow.

Tutto inizia nel 2166 a Londra, il cattivissimo Vandal Savage ha conquistato il mondo. Il che di suo ci può stare, d’altronde devono raccontarci come faranno i nostri eroi ad evitare l’accaduto.

La prima scena però è degna di un cattivo da serie b: Savage incontra una mamma con il piccolo e con una tristissima battuta uccide entrambi facendo capire di conoscere il padre del ragazzo.

Il padre del ragazzo è un signore del tempo… – un uomo lineare? Ovviamente no! – Ma siccome deve salvare la famiglia, decide di rompere i giuramenti di non interferenza con la storia e ruba una macchina del tempo la “Waverider”!

Punto numero 1: non sei il Dottor Who. Ti vesti come lui, ti atteggi come lui, ma non solo non hai rubato il Tardis, ma hai anche preso l’unica nave che si chiama come un uomo lineare e che somiglia al Millenium Falcon fatto da un bimbo di 3 anni con Gideon: l’intelligenza artificiale che abbiamo conosciuto con Flash. Ma ok, il nostro dottore di serie b mette su una squadra: quindi analizziamo la squadra di questo Legends of Tomorrow.

Lui si chiama Capitan Hunter, li riunisce perché nel suo mondo sono leggende.

Abbiamo l’Uomo e la Donna Falco: perché’ loro? Perché sono uniti a Vandal Savage da 4000 anni e solo se uno di loro lo uccide, lui non tornerà in vita mai più. – Quindi mi state dicendo che Savage ha 4 mila anni anziché 50 mila, che è immortale per via di Hawkman e consorte e che per far finire bene sta’ storia dovranno ammazzare Savage?? –
Ma non finisce qui! La persona più informata della storia sugli spostamenti di Savage è un dottore vecchio nel 1975 che si scopre di essere il figlio degli uccellacci di una vita precedente. “Sai mamma, avevo 10 anni è arrivato Savage e vi ha ammazzati davanti a me” – Ma povero sfigato! A Gotham ste cose creano tutt’altro effetto…  –
Continuando con la squadra abbiamo Atom, scienziato brillante, creatore di un’armatura fighissima, ma con il complesso del sentirsi inutile, quindi accetta al volo dopo aver parlato con Freccia Verde.
Del gruppo freccia verde abbiamo anche la risorta Black Canary che diventa White Canary.
Firestorm! Accetta anche lui citando l’A-Team! Siccome il professore vuole andare, ma il ragazzo no, lo droga, lo addormenta e lo mette sull’aereo. – Democratico –
Capitan Cold convince Heat Wave che viaggiare nel tempo per danaro è un buon affare, tanto poi rubiamo tutto.

Voi direte, beh dai, peggio di così… si può? Si.

Il primo a dare la caccia a questi signori è un tipo che si chiama Cronos, il quale arriva, ammazza due persone semplicemente perché lo hanno visto, ma lui sa che non avranno ripercussioni sulla linea temporale. – CHE COSAAA??? –

Lasciamo stare le implicazioni scientifiche, ma ammazzare due persone nel passato crea sempre problemi, figuriamoci in un universo che durerà miliardi di anni e che cambia ogni 10, ma amen. – Però ci apre un dilemma che la puntata chiarisce: chi sono le nostre leggende? –

Messo alle strette Capitan Hunter risponde: “Ehm… No… è che siccome voi nei prossimi 150 anni non farete niente, non sarete nessuno e anche se vi ammazzano non ci farà caso nessuno… Allora ho pensato che potevate essere quelli adatti a me”.

Signori credetemi, questo pilot di Legends of Tomorrow è inguardabile. – Ultima chicca: il Cronos di sopra? È la brutta copia di Boba Fett. Ma questa è una battuta dello stesso Capitan Cold. –

Per noi Legends of Tomorrow è decisamente bocciato. Viaggi del tempo fatti male, citazioni che rovinano altre serie tv, personaggi ridicolizzati, intelligenze artificiali che non capiscono cosa devono fare neanche quando l’ordine è: “Non farli uscire!”.

Potrei scrivere trattati su quanto questo pilot ma alla fine la soluzione è sempre la stessa: è stato fatto male. Non ci credete? Peggio per voi, io ho scritto solo ciò che mi è piaciuto… Fate vobis.