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P. la mia adolescenza trans. Oltre le semplici apparenze

By Fumetti, NerdPensiero No Comments

Avete mai pensato a come sarebbe vivere in un corpo che non senti tuo? Sentirti fuori posto, in difetto? Avete mai provato l’esperienza di non essere accettati per quello che si è? Questi e molti altri sono temi raccontati nella storia di P. adolescente alla scoperta della sua identità e l’accettazione di sé stessa nella dura vita di tutti i giorni fatta di famiglia, scuola, vita sociale, incontri in rete e molto altro in un lungo viaggio nei sentimenti per arrivare all’amore verso sé stessa e alla sua naturale bellezza. Una verità raccontata senza filtri, senza censure di nessun tipo, un pugno difficile da incassare e che, in qualche modo, fa sì che ogni lettore possa rispecchiarsi e sentirsi meno solo. Secondo romanzo a fumetti autobiografico di Josephine Yole Signorelli pubblicato da Feltrinelli, che ancora una volta ha centrato il bersaglio portando all’attenzione del pubblico un argomento forte, ma così reale e presente che mai come in questi tempi è giusto trattare e capire ponendosi delle domande.

Non starò qui a dirvi di essere stata da sempre una sua fan. Ho avuto modo di incontrarla per la prima volta direttamente di persona nel febbraio del 2018 al Bologna nerd show, per me completa sconosciuta al suo banchetto, con le sue tavole cariche di erotismo “disegnato male”, ma c’è voluta molta insistenza da parte del mio socio Thilgon prima di convincermi a prendere in mano una delle sue opere. Continuava a dirmi “non te ne pentirai, sono certo che è una storia che non potrà non piacerti” e infatti ne fui letteralmente travolta e coinvolta leggendo tra una lacrima e una stretta al cuore “Romanzo Eplicito” (la sua opera prima sempre edita dalla Feltrinelli).

Josephine ha la capacità di narrare, con una cifra stilistica sintetica ed efficace al netto del tratto “grezzo” delle sue matite, temi e emozioni di una grande complessità che toccano personalmente chiunque li legga e porta con la sua nuova opera “P. la mia adolescenza trans” un pezzo di realtà che pochi hanno avuto il coraggio di narrare, perché ci viene insegnato che certe cose non vanno affrontate, ma vanno nascoste con vergogna. L’autrice si è messa totalmente a nudo raccontando la sua storia, il sentiero tortuoso che ha dovuto affrontare per raggiungere l’amore per sé stessa nella sua città natale, Catania, mentre “Romanzo esplicito” racconta la storia di come l’ha abbandonata. Le difficoltà non sono state certo poche e le esperienze narrate ti fanno vivere un misto tra empatia e rabbia per le ingiustizie subite dalla protagonista, che ciò nonostante è riuscita a trovare la sua voce, una voce che va all’unisono con quella dei suoi fan che grazie a lei oggi si sentono meno soli e meno incompresi. Un’opera che farà discutere non poco e non per poco tempo e che mette in luce il tessuto sociale in cui viviamo fatto di intolleranze, pregiudizi e giudizi su come tutti dovremmo essere.

Le parole iniziali della protagonista mettono subito in chiaro la situazione in cui si trova e vive in modo costante:

Non mi piaccio, ma faccio di tutto per attirare l’attenzione. Chi non ha mai provato questa sensazione non può capire di cosa parlo. Alla gente non importa nulla della mia sensibilità o intelligenza. È il mio corpo a catturare il loro interesse. E io glielo offro in pasto, lo esibisco. Per strada mi guardano, mi offendono, si eccitano. Mi trattano come un oggetto, ma solo così credo di valere qualcosa. È il solo modo che conosco, l’unico che ho imparato.”

Molti si sono soffermati con shock sull’outing fatto dall’autrice, ma non è quello che dovrebbe sconvolgerci. Ciò che mi ha dato da pensare è il tessuto sociale in cui viviamo, la noncuranza che si ha verso il nostro prossimo, la repressione cui ci sottoponiamo costantemente per vivere secondo il concetto di “cosa è giusto”, trattando il diverso come qualcosa di errato, sbagliato. Di fronte al nuovo, si sa, l’essere umano è tendenzialmente spaventato e non reagisce positivamente o con curiosità, ma, per citare il mio videogioco preferito “Alice madness returns” “Diverso non è né bene né male, significa solo non uguale”, e con “P. la mia adolescenza trans” la nostra artista è riuscita a dimostrare proprio questo. La bellezza non ha un’unica forma, ognuno di noi ha una bellezza unica e personale da custodire e proteggere.

Il mio voto finale per “P. la mia adolescenza trans” è di 5 occhialini nerd pieni e con lode. Assolutamente consigliato.

Dalla vostra Grayfox_001 è tutto e vi ricorda che per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità e curiosità del mondo nerd il posto è uno solo: Nerd Attack! Alla prossima amici lettori!

Modena Nerd 2019. Successo dal cuore nostalgico

By Eventi, Fumetti, NerdPensiero, Videogiochi No Comments

Ha appena avuto termine la quarta edizione del Modena Nerd arrivando a un tetto di ingressi di 23 mila persone. Uno straordinario successo che ha regalato a tutto il suo pubblico show dal vivo, videogames e star del web all’insegna della cultura pop. Sensibili sono stati i cambiamenti quest’anno a cominciare dalla superficie espositiva aumenta del 30%, espositori +15% oltre 70 autori in artist alley e alle innumerevoli attrazioni che hanno reso indimenticabile l’esperienza delle migliaia di visitatori.

Diverse sono state le scene a cui abbiamo assistito e che hanno portato alla luce la forza di questo comics. Abbracciando in modo globale la cultura nerd, essa riesce ad interessare e coinvolgere grandi e piccini. Da una generazione nerd ad un’altra la parola d’ordine per questa edizione è nostalgia e questo si riflette anche sugli ospiti presenti come Giovanni Muciaccia che sabato ha realizzato dal vivo uno dei suoi “attacchi d’arte”, mentre domenica Danilo Bertazzi e Lorenzo Branchetti gli interpreti di Tonio Cartonio e Milo Cotogno ne “La Melevisione” – hanno guidato il pubblico in un vero e proprio viaggio fatto di ricordi e aneddoti, all’insegna di uno dei periodi più belli della recente storia televisiva. Lo show di Giorgio Vanni ha chiuso in bellezza i due giorni di intrattenimento non-stop dell’arena spettacoli: due ore di musica e migliaia di persone che ballavano sulle note delle sigle dei cartoni animati più famosi, lasciandosi coinvolgere da un irresistibile mix di melodie, luci, immagini ed effetti di scena. Estremamente apprezzata anche l’area gaming, in cui le differenze di età non esistono e i genitori siedono insieme ai figli per provare i videogiochi next gen: un’avveniristica arena con centinaia di posta-zioni PC e Playstation 4, i setup di realtà virtuale e tutti i titoli più in voga del momento, da Fortnite a Fi-fa 19, da Super Smash Bros Ultimate a League of Legends e Rainbow Six. Le finali dei tornei, con i migliori giocatori provenienti da tutta Italia, hanno raccolto gli appassionati intorno al main stage dell’arena, dove era possibile assistere alle incredibili performance dei partecipanti sul grande maxi-schermo, proprio come accade per gli eventi sportivi di maggior richiamo. Confermando ancora una volta il proprio carattere intergenerazionale, Modena Nerd ha saputo poi coniugare la propensione al futuro con uno sguardo rivolto al passato, e in particolare ai videogiochi vintage e al loro fascino senza tempo. Accanto alle console più moderne i padiglioni di Modena Fiere hanno accolto 90 postazioni con i sistemi di gioco che hanno fatto la storia – dall’Atari 2600 al Commodore 64, dal Nintendo 8 bit al Megadrive e alla Playstation – oltre a una grande sala giochi arcade di 60 cabinati e flipper.

Se il gioco elettronico avvicina le generazioni e crea legami tra le persone che si divertono le une accanto alle altre, i grandi protagonisti del mondo del fumetto sono in grado di affascinare chiunque con la loro incredibile capacità di dare vita a interi mondi di fantasia, foglio e matita alla mano. I visitatori di Modena Nerd hanno avuto modo di vedere all’opera dal vivo oltre 70 autori italiani e internazionali, ammirandone le tecniche in artist alley oppure in area workshop, dove gli aspiranti fumettisti potevano apprendere i segreti della nona arte direttamente dai suoi più celebri esponenti: Ian Churchill, Paolo Barbieri, David Lopez, Pere Perez, Marco Nizzoli, Stefano Landini, Loputyn e tantissimi altri.

“Al termine del mio primo Modena Nerd – ha affermato Marco Momoli, nuovo Direttore Generale di Modena Fiere – posso dire che la cosa più gratificante è stata vedere la felicità sui volti dei visitatori. Modena Nerd abbraccia un pubblico molto vasto, i nonni con i nipoti o i genitori con i figli, e per noi è una grande soddisfazione poter offrire ai modenesi la possibilità di trascorrere due giorni all’insegna del divertimento e del “gioco buono”. Il programma dei due giorni è stato molto ricco – ha proseguito il Direttore Generale – e i dati di visitazione premiano la nostra scelta di investire nel progetto, con una crescita stimabile intorno al 10% rispetto al 2018”. Al momento della chiusura sui volti dei visitatori si poteva notare la felicità per le emozioni provate, ma anche un pizzico di tristezza perché Modena Nerd volgeva al termine: “Questo per noi è un ulteriore stimolo – ha concluso il Direttore Generale Momoli perché sappiamo che siamo riusciti a entusiasmare tantissime persone e, proprio per questo, vogliamo impegnarci al massimo per fare ancora meglio il prossimo anno”.

Torniamo da questa esperienza entusiasti e felici di averne preso parte, poiché possiamo dire a gran voce che è davvero un comics per tutti fatto di divertimento, cultura e che unisce le genti in un’atmosfera positiva e di divertimento. Pertanto il voto finale per questo Modena Nerd 2019 è di 5 occhialini nerd su 5. Punteggio pieno signori miei.

 

 

 

 

Dalla vostra Grayfox è tutto e ci vediamo alla prossima avventura!

 

 

Il migliore dei mali. Un giallo tutto italiano.

By Fumetti, NerdPensiero No Comments

Sud italia degli anni 90. Il periodo delle cabine telefoniche, del primo game boy, del gelato camillino e molte altre nostalgiche realtà. 5 ragazzi, un cane scomparso e un inquietante vicino di casa sono il mix creato per un giallo tutto da scoprire. È la storia di Ettore, Dante, Milo, Neri e Michelangelo che per uno strano scherzo del destino si troveranno insieme immersi in una ragnatela di misteri riguardante tutta la cittadina di Morene Sassi e l’oscura Tamaranto, un’azienda dalla dubbia moralità che in qualche modo gravita nella vita dei nostri protagonisti e dei suoi cittadini. All’apparenza i nostri protagonisti possono sembrare come molti altri: ragazzini spensierati, occupati solo a vivere una vita da cortile fatta di giochi, gelato e mare, ma ognuno di loro porta una storia personale e famigliare non semplice e piena di tormenti non facili da gestire. Nonostante le loro diversità e caratteristiche si uniranno per far luce sulla faccenda del cane scomparso, del misterioso vicino di casa e molto…molto altro ancora sembrerebbe.

Pubblicato da Shockdom, sceneggiato da Violetta Rovetto (alias Violetta Rocks) e disegnato da Marco Tarquini (alias Tarma) hanno portato sul panorama fumettistico italiano un’opera diversa dalle altre e per nulla scontata. Nei mesi precedenti al lancio, I due ragazzi sono stati davvero abili a parlare della loro fumetto senza dare la possibilità al potenziale lettore di farsi anche solo un’idea della storia proposta. Le tematiche sono svariate e dal forte impatto sociale. già nelle prime tavole mette in chiaro che ne vedremo davvero delle belle, ma non voglio dirvi oltre, perché non voglio rovinarvi il potenziale viaggio che vi invito assolutamente a fare. Ho avuto modo di leggerlo recentemente (praticamente qualche ora precedente alla scrittura di questo articolo) e sono rimasta totalmente rapita da questa storia, tant’è che in questo momento sto soffrendo della “sindrome di Stoccolma”: nello specifico senso…voglio sapere come va avanti, porca paletta! Mi sento intrappolata e innamorata, e come me molti altri, nella curiosità di sapere e i creatori sono i nostri carcerieri. Nonostante sia un giallo autoconclusivo, dà comunque spazio alla linea narrativa collegata ai prossimi numeri in programma (perciò Shockdom, non facciamo scherzi eh! Che qui c’è gente che aspetta) ed è suddiviso in tre parti: quello appena uscito parla della loro preadolescenza, mentre i prossimi saranno dedicati all’adolescenza e all’età adulta. Vi stupirà sapere che il volume attualmente disponibile è solo la prima metà della storia dedicata alla preadolescenza.

Cavolo, ne avremo da leggere! Ma vista la qualità dell’offerta proposta ben venga. Viva il sano intrattenimento fumettistico. E che dire della mano di Marco Tarquini? Il suo tratto è molto particolare e si sposa perfettamente con la narrazione proposta, dando alla possibilità di immedesimarsi anche da un punto di vista grafico, specialmente in scene più buie e cariche di tensione. Le doti narrative di Violetta ti tengono letteralmente incollato al fumetto. Tutto scorre benissimo, niente è lasciato al caso, la trama è avvincente e i personaggi ben delineati e ricchi di sfumature. Come potete intuire dalle mie parole sono molto soddisfatta di questo fumetto, ma essendo che ancora tutto da raccontare aspetterò con devota pazienza le prossime uscite. Nel frattempo dono a questo “primo boccone” il voto di 4 occhialini nerd su 5.

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Violetta Rocks

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Marco Tarquini

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Shockdom

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Osmosis. Un algoritmo può effettivamente trovare l’anima gemella?

By NerdPensiero, Serie TV, Tecnologia No Comments

Osmosis è una serie televisiva francese del 2019 creata da Audrey Fouché e diretta da Thomas Vincent. Composta da 8 episodi, distribuita su Netflix il 29 marzo 2019, e ambientata a Parigi, narra di un futuro prossimo non troppo lontano in cui una rivoluzionaria startup promette di trovare l’anima gemella senza margine d’errore. Esther e Paul, sorella e fratello, sono i fondatori di Osmosis. Ciò che offre ai propri utilizzatori è l’amore sicuro attraverso una rivoluzionaria tecnologia di nano-macchine e innesto sottocutaneo. La certezza di poter trovare in breve tempo la propria anima gemella tra milioni di possibili alternative. A contrapporsi troviamo Perfect Match, sito di incontri che utilizza la realtà virtuale con visore che si propone con lo slogan “tutti meritiamo l’amore” ma che in realtà è usato dall’utenza per rapporti occasionali e vede in Osmosis una minaccia per i propri affari. Sfruttando il pensiero etico e morale della società conservatrice riguardo le ingerenze della tecnologia nella sfera privata tenta di far crollare questo impero nascente. Lo spirito critico e di riflessione che la serie ci offre è vasto, forse anche troppo considerando che abbiamo solo 8 puntate per elaborare il tutto, ma cercherò di portare alla vostra attenzione i punti più salienti.

Rispetto della privacy

Quasi onnipresente nella serie. Preoccupazione principale anche nel nostro quotidiano. Il rispetto della nostra intimità e dei nostri pensieri. Nel telefilm le nano-macchine all’interno del nostro corpo e l’innesto sottocutaneo offrono un servizio di supporto e monitoraggio continuo sia dal punto di vista tecnico che psicologico e biologico, portando all’estremo questa preoccupazione in uno dei tester. Pensateci: nessuna possibilità di mentire o negare di fronte ad emozioni o disagi, tutto sotto l’occhio attento di un addetto ai lavori. Tuttavia Osmosis afferma che non c’è un effettivo controllo della mente, né dei pensieri, né di altro, ma solo una osservazione da un punto di vista biologico: poiché pensieri ed emozioni sono degli impulsi elettrici, attraverso i dati raccolti si può dedurre quali emozioni e sentimenti si stiano provando. Prima dell’intervento umano c’è l’intelligenza artificiale che si occuperà di un primo approccio, mentre in casi più preoccupanti ci sarà un “richiamo” dal personale medico dello staff. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale è semplice e il telefilm lo rende chiaro sin dalle prime sequenze dedicate ai beta test prima dell’impianto: interfacciarsi con un robot riduce drasticamente il tasso di menzogna, poiché non si percepisce né il senso di giudizio né imbarazzo nell’affrontare temi sensibili, specialmente di natura intima. Potrebbe essere tranquillamente paragonato alla creazione di un avatar ideale o più semplicemente al trovarsi dietro un monitor. Ci sentiamo protetti, al sicuro e quindi più propensi ad esporci, senza contare che con un gesto della mano sull’innesto le comunicazioni con l’operatore si disattivano, rendendo impossibile il monitoraggio, dando la possibilità di scelta all’utente con una semplice disconnessione.

La tecnologia come strumento di influenza e manipolazione

E passiamo quindi al secondo argomento principale, una preoccupazione diffusa e applicabile a tutte le novità tecnologiche. Può la tecnologia avere un’influenza e manipolare l’io e la mente umana? La cosa che più mi è piaciuta della serie Osmosis è proprio che attraverso la narrazione delle vicessitudini delle “cavie” del beta test dimostra per l’appunto che una tecnologia non porta ad un risultato univoco, né tramite il suo corretto utilizzo né grazie ad una aderenza al “manuale di istruzioni”, perché per quanto ci possano essere calcoli e considerate le variabili, una fattore renderà imprevedibile il risultato finale: l’uomo. Basti pensare che quando accade un evento negativo come un atto di violenza, un omicidio, una ossessione o dipendenza, spesso si riconduce tutto questo all’utilizzo delle nuove tecnologie che portano ad isolamento, comportamenti antisociali o sociopatici. Queste problematiche sono reali e non starò qui a smentirle, ma non è l’uso della tecnologia in sé il fattore scatenante, bensì un semplice mezzo di conforto, esattamente come potrebbero essere per un utente tossico di serie tv, oppure la dipendenza da alcool. Anche in questo i tester di Osmosis dimostrano l’infondatezza di questo preconcetto. L’uso della tecnologia non è correlato con gli atti di violenza, l’aggressività ecc, ma col bisogno di crearsi un posto sicuro, un’isola felice. L’app Osmosis ti porta davanti l’anima gemella e di fatto il suo compito termina lì, e starà a noi e solo a noi scegliere se e come approcciarla, se viverla oppure no, reagire bene o male, rispondere con aggressività o amore che sia e questo dipende dal nostro più intimo io e dalla nostra morale soggettiva. Per quanto il programma possa essere accurato nei suoi calcoli, il responso potrebbe non essere veritiero a causa della variabile umana. Il potere decisionale, le scelte di ognuno di noi sono incontrollabili. Sta solo all’utente stare all’interno delle regole di utilizzo o uscire fuori dai margini. Ciò che ne deriverà sarà solo il risultato delle sue scelte, nulla di più, nulla di meno, e questo vale sia per chi sta dentro la rete di Osmosis sia nei confronti di chi ne regola il corretto funzionamento.

Basti pensare all’esperimento condotto dal nostro boss Nerd Erick Cannamela su Tinder. Anche se l’utenza lo usa per incontri di rapporto occasionali, in realtà era stato concepito come un sito di incontri romantici e la community ne ha modificato l’indirizzo. Se volete saperne di più sull’argomento andate al link che vi lascio qui in descrizione. Fidatevi, ne vale la pena.

http://www.nerdattack.it/nerdpensiero/si-puo-giudicare-un-libro-dalla-copertina-lamore-al-tempo-tinder/

Ogni giorno vediamo nuove innovazioni tecnologiche, sempre più vicine a noi, che ampliano il contatto uomo-macchina per facilitare la nostra vita e la cura della nostra persona. Ma dove porterà questa tecnologia? Quali saranno le potenzialità e i mezzi  che le nuove ricerche mettono a nostra disposizione e quali nuovi mercati potrebbero esserci proposti? Non ci è dato conoscere il futuro e serie come Osmosis possono fornirci una finestra su una possibile realtà, ma una cosa è sicura: il risultato che otterremo da questo rapporto dipenderà solo dalle nostre scelte. Starà a noi scegliere di mantenere la nostra umanità o inaridirci fino a rimanere completamente indifferenti a tutto.

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Nerd show Bologna 2019. Un comicon in ascesa

By Eventi, Fumetti, NerdPensiero, Videogiochi No Comments

Si è appena conclusa la seconda edizione del Nerd Show Bologna, realtà giovane nel mondo del fumetto ma che ha saputo ritagliarsi il suo spazio in modo egregio. I dati lo confermano potendo vantare in 48 ore di manifestazione oltre 30 mila ingressi, un terzo in più rispetto alla prima edizione l’anno precedente.

Avendo già presenziato l’anno precedente (poco prima di avviare questo piccolo format di recensioni), posso affermare che i cambiamenti apportati nella gestione della fiera sono stati numerosi e ben graditi.

Ho apprezzato enormemente l’ampio spazio dedicato agli autori di fumetti, giochi e quant’altro, sia autoprodotti – infatti, appena entrati, si incontrava proprio questo spazio a loro dedicato – che supportati da case editrici, dando la possibilità al pubblico di conoscere nuovi autori oltre che i propri beniamini. Rispetto l’anno scorso sono stati invitati almeno il doppio degli autori affermati, creando una Artist Alley decisamente degna di nota.

Nello stesso padiglione era presente l’area mercato, che forse non presentava più stand rispetto lo scorso anno, ma erano decisamente più condensati, tanto che a tratti si aveva qualche difficoltà a percorrere il padiglione, specialmente sul fondo, dove trovava posto un ring da wrestling su cui si sono svolti incontri a tema (sfide dell’Uomo Tigre, scontri tra supereroi Marvel, ecc) e balli hip hop coreografati da Stefy Camparada, con un presentatore d’eccezione, Marco “Tola” Spatola, impersonator di Tony Stark. Trovo che l’idea degli incontri di wrestling tematici abbiano aiutato a contestualizzare meglio la presenza del ring e le attività svolte, creando anche una narrazione che ha divertito grandi e piccini.

Il padiglione gemello, invece, lasciava un respiro maggiore. Gran parte dello spazio era dedicato a giochi di società, console, e agli ormai immancabili Lego, con diorami meravigliosi composti da miliardi di mattoncini e anche aree laboratorio in cui sperimentare ad esempio la costruzione di una macchinina di mattoncini che si muove davvero, con tanto di percorso ad ostacoli su cui metterla alla prova. Presenti anche postazioni per sperimentare l’esperienza della realtà virtuale, stand-laboratorio di stampa tridimensionale e aree di analisi di gioco.

In fondo al padiglione, un grande palco adibito per performance canore di Giorgio Vanni, i Nanowar e The Spleen Orchestra, ma anche conferenze e interviste con Youtuber, doppiatori e showman degli anni ’90.

La conferenza che personalmente mi ha colpito è stata quella dedicata al fenomeno delle Flame Wars, moderata dal gruppo di psicologia dei videogiochi Horizon Psytech con ospiti Violetta Rocks, Fraffrog, Boban Pesov e Croix89, che hanno informato nonché commentato sulla tematica e come affrontarlo, ognuno dalla propria prospettiva.

Senza nulla togliere agli altri argomenti in programma, trovo che aver inserito un argomento di riflessione ed educazione di questo calibro dia merito all’organizzazione, nel non considerare solo la parte ludica e di intrattenimento di questo ambiente, e anche della figura dello youtuber stesso che spesso viene malvista, e che invece si può fare anche carico di questi argomenti importanti “approfittando” della sua posizione di rilievo. Sarebbe bellissimo che la cosa non si fermasse qui a una sola conferenza, perché, per quanto bello, non trovo che sia stato approfondito adeguatamente, vuoi per la tempistica da palco, vuoi per il contesto stesso, ma se si potesse proseguire il dibattito tramite altri mezzi, anche in più tappe, si otterrebbe sicuramente un concreto svisceramento del fenomeno, e magari chissà, ottimisticamente, scuotere le coscienze.

Giungiamo, infine, all’ultimo padiglione, in fondo, accessibile da entrambi i precedenti, dedicato per la maggior parte ai videogiochi, sia arcade, che arene competitive. Anche qui, in un lato, la presenza di un ring su cui si potevano sfidare due contendenti a colpi di mouse creava un effetto scenico, mentre nella zona centrale vari gruppi si sfidavano in e-sports. Le ultime due porzioni del padiglione erano invece dedicate una all’esposizione steampunk dell’associazione di San Marino Comics. L’ultima ad area palco per workshop, conferenze e gare cosplay.

Di gare cosplay se ne sono tenute due, una soft non competitiva il sabato, e una competitiva valida per selezione CNC la domenica, entrambe gestite dallo staff di Epicos e condotte dagli ormai noti Luca Panzieri e Chiara Madonia, spumeggianti come sempre.

La gara si è distinta per l’elevato numero di partecipanti e una certa qualità e varietà dei cosplayer. Incredibilmente, su 45 partecipanti, non si è ripetuto nemmeno un personaggio! Potrà sembrare una banalità, ma avendo accumulato una certa esperienza nel mio girovagare, è un evento più unico che raro, perciò tanto di cappello ai partecipanti, che hanno regalato al pubblico un vero spettacolo.

Personalmente mi sono molto divertita, e penso anche il pubblico vedendo le reazioni circostanti. In conclusione, dopo attente riflessioni e considerazioni sull’evento generale, mi rendo conto che questa mia recensione possa apparire diversa dalle altre, forse più analitica e apparentemente meno entusiastica, ma, essendo agli inizi, mi sembrava giusto affrontare il tutto con obiettività estrema e allo stesso tempo, visti i sensibili e positivi cambiamenti, con uno sguardo ottimistico e positivo per le future edizioni del Nerd Show Bologna.

Il mio voto finale è di 3 occhialini nerd e mezzo.

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Nerd Show Bologna

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Gioco e impegno sociale. Ecco che arriva Lobbies.

By Eventi, NerdPensiero No Comments

Ciao a tutti amici nerd! Oggi la vostra Grayfox_001 porta aria di novità.

Esattamente in data di ieri a La Gilda di Bologna (laboratorio ludico per giocatori e giocatrici di ruolo, da tavolo e di carte che ogni due domeniche del mese si rinusce nella sede del Cassero) è stato presentato un nuovo gioco da tavolo altamente ironico e irriverente. Si tratta di Lobbies, il nuovo gioco di carte tutto italiano a tematica LGBTQI*. Nato grazie al lancio di un crowdfunding su kickstarter ha raggiunto ben oltre gli obbiettivi di raccolta arrivando a 6,523 euro consentendo così ai ragazzi di La Gilda di creare concretamente questa nuova realtà di intrattenimento. Ho avuto modo di parlare con Andrea Porati, uno dei creatori del gioco che si è gentilmente reso disponibile a rispondere a qualche domanda:

Cosa tratta Lobbies?

È un gioco sulla comunità LGBTQI autoironico e parte dal presupposto che la lobby LGBTQI esiste, ma invece di essere coesa e quindi guadagnare qualcosa è divisa, frazionata e combatte una contro l’altra. Fa riflettere sulla comunità, per divertirsi con gli stereotipi e, in qualche modo, demolirli rendendosi conto di questa situazione.”

Qual è lo scopo del gioco?

“Il suo scopo è quello di chiudere il numero maggiore di eventi superando le difficoltà degli avversari e totalizzare dei punti influenza che determinano chi è il vincitore e quindi la lobby che predomina in città e emerge rispetto alle altre.”

Perché lo avete creato? Quale pensate sarà la risposta del pubblico?

“Speriamo buona. Tutto sommato si stanno divertendo, quindi pensiamo positivo. lo abbiamo creato perché sia nei negozi che nelle fiere ci potesse essere un prodotto dedicato e quindi un ipotetico adolescente nerd gay possa trovare prodotti per se o che legittimizzino il suo appartenere al mondo nerd pure essendo ciò che si è, ciò che è, ciò che siamo. Per avere anche in italia una visibilità e un prodotto di questo tipo.”

Ci saranno altre tappe per il lancio di Lobbies? Se si quali saranno?

“Ci sono tante presentazioni che stiamo facendo in giro. A seguito di Lucca si sono attivate una serie di collaborazioni e interessi che non immaginavamo. Il percorso del gioco è quello di andare in stampa e distribuirlo ai nostri backer e poi distribuirlo a tutti tramite punti vendita ecc. Per il progetto in se è continuare a fare questo tipo di azione e cioè andare in altre ludoteche e gruppi di gioco e presentare questa tematica, anche nei confronti di chi non è così all’interno. Si gioca a interpretare nani e quant’altro, ad andare nello spazio e si può anche essere una lobby gay e divertirsi in questo modo. Lo scopo è anche questo: fare entrare giocatori che non centrano nulla e farli entrare nel nostro mondo.”

Dopo la presentazione al pubblico si è passati alla sessione di gioco in cui è stato possibile testare Lobbies. Ho assistito esternamente al play test (vorrei poter dire che era per seguire meglio e in maniera professionale le sue meccaniche, ma la verità è che non c’era più posto…sigh!), ma poco male, perché grazie allo zelante aiuto di Riccardo Gandolfi, uno dei membri di La Gilda, io e gli altri partecipanti siamo stati indottrinati a questo folle mondo di guerriglia contemporanea.

Ci sono 4 lobby tra cui poter scegliere e ogni mazzo è illustrato da un autore diverso:

La lobby ATTIVISTI si distingue per l’impegno sociale e politico. (Illustrato da Giopota)

La lobby QUEER, gli eccentrici della comunità, forti e versatili. La parola sobrietà non fa parte del loro vocabolario. (Illustrato da Jacopo Camagni)

La lobby UPPER CLASS caratterizzati da gruppi massonici e modaioli della società detentori di grandi quantità di denaro. (illustrato da Flavia Biondi)

E infine troviamo la lobby degli EDONISTI coloro che vivono la vita sempre al massimo, senza freni. (illustrato da Mush Dirty Kawaii)

Come detto in precedenza lo scopo del gioco è quello di portare prestigio alla propria lobby allestendo il maggior numero di eventi in città e ostacolando quelli degli avversari tramite carte e abilità speciali. Le condizioni di vittoria vengono determinate da 4 diverse carte scenario due dei quali sono competitivi e vedranno le lobby in lotta tra di loro senza esclusione di colpi, uno semi competitivo in cui la città è divisa a metà e contesa tra i giocatori alleati 2 contro due e, infine, uno scenario collaborativo in cui le 4 lobby dovranno unirsi superando le loro differenze per un bene comune: lanciare il pride.

Finita la sessione di gioco ho deciso di chiedere un’impressione a caldo a due dei partecipanti sulla loro esperienza.

  C.: “Il gioco è esteticamente ben costruito e ho trovato interessante il fatto che ogni lobby fosse illustrato da autori diversi e di vedere sulle carte volti conosciuti e che fanno parte del proprio mondo mentre si gioca. In quanto il gioco in se l’ho trovato molto carino e interessante, ma non immediato: come tutti i giochi a risorse richiede riflessione e le varie combinazioni che si possono creare ad ogni turno lo rendono particolarmente interessante. La mia idea totale è che è un gioco estremamente divertente, non ideale per i principianti ai primi approcci. Dopotutto la gilda è una comunità di nerd veterani e un gioco troppo facile non sarebbe stato apprezzato”

M.: “Lo trovo molto divertente, perché al suo interno ci sono diverse reference al mondo LGBTQI e divertendosi con le carte si può anche imparare quali sono le figure più importanti a livello italiano e non di questo movimento. Lo trovo un gioco molto ben strutturato già dalle prime fasi di elaborazione e in più in questo gioco ha avuto molti miglioramenti rendendolo più inclusivo offrendo non solo più identità di genere all’interno delle illustrazioni delle carte, ma offrendo anche aiuto ai giocatori a livello grafico. Ad esempio i 4 colori che distinguono le lobbies sono accompagnati da dei simboli per venire incontro a persone con difficoltà come la discromia o daltonia. Sono molto contento che hanno fatto questi miglioramenti e che il gruppo gilda abbia portato avanti questa campagna promozionale in quasi tutta italia. Sono davvero contento che un gioco con questa audacia, autoironia e autocritica possa emergere.”

Come potete intuire dalla sua dichiarazione il secondo playtester intervistato ha seguito fin dall’inizio la nascita e gli sviluppi del gioco e, inoltre, una delle carte del gioco è ispirata proprio a lui.

Nella mia esperienza, seppur indiretta, trovo che Lobbies sia un gioco rivelazione. Nonostante inizialmente avessi delle perplessità, poiché tratta un tema molto delicato e facile a polemiche, il gruppo de La Gilda è riuscito con ironia e sensibiltà a trattare argomenti del mondo reale senza mai scadere nel banale o nell’offensivo, rendendo possibile anche a chi non fa parte della comunità LGBTQI di interfacciarsi e riconoscersi con essa, in quanto le “lobbies” vivono degli stessi stereotipi di tutta la società, ricordandoci che tutti, prima del loro orientamento sessuale, sono persone come le altre.

Dalla vostra Grayfox_001 è tutto e vi ricorda che per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità e curiosità del mondo nerd il posto è uno solo: Nerd Attack! Alla prossima amici lettori!

Pagina Facebook : https://www.facebook.com/lobbiesgame/

Kickstarter : https://www.kickstarter.com/projects/1955533818/lobbies-lgbtqi-card-game

La Gilda : https://www.facebook.com/LaGildaDelCassero/

A Gaming New Year to you!

By NerdPensiero, Videogiochi No Comments

Ciao a tutti amici lettori

nuovo articolo a sorpresa per l’ultimo dell’anno. Fatto già dei programmi per capodanno?

se il vostro programma è una tranquilla serata in casa a nerdare la vostra Grayfox_001 ha per voi una serie di titoli da consigliarvi per passare un fantastico fine/inizio anno da soli o magari in compagnia di pochi intimi appassionati come voi di videogiochi. I titoli che sto per consigliarvi li trovate su Steam con delle sensazionali offerte per riempire il vostro carrello low budget.
Siete pronti? iniziamo:

Per gli amanti delle favole e dei rompicapi non troppo impegnativi la mia proposta è Seasons after fall. Opera dei francesi Swing Swing Submarine (già autori di Tetrobot and Co) è infatti un puzzle-platform 2D che ricorda molto i libri dell’infanzia. Tratta la storia di un piccolo spirito che aiuterà i guardiani della foresta ad esiguire il rituale delle stagioni. Come tutte le fiabe contiene un messaggio profondo adatto per grandi e piccini e vi regalerà emozioni e momenti di tenerezza.

Per i nostalgici del retrogaming Momodora: reverie under the moonlight è il gioco che fa per voi (sebbene piuttosto recente). Ultimo capitolo della saga, tratta la vicenda della sacerdotessa  Kaho che armata di arco, frecce e una magica foglia d’acero si addentra in territori sconosciuti per combattere una temibile maledizione. Questo capitolo funge da prequel delle storie narrate nei vari Momodora. Anche questo è un platform,ma in stile action RPG che offre un’esperienza di gioco non troppo lunga nei temppi,ma sicuramente piacevole e divertente con il giusto grado di difficoltà.

Se vi trovate in compagnia di amici e desiderate fare un mini torneo a suon di pugni la mie proposte sono Ultra Street Fighter IV oppure Injustice: Gods Among Us Ultimate Edition. Presentarli è sicuramente una banalità per molti, ma per chi dovessere essere non informato passo velocemente alla loro descrizione. Sono entrambi dei picchiaduro, ma, se nel primo sono presenti gli amati personaggi della saga Street Fighter, nel secondo troveremo tutti i personaggi, eroi e nemici, dell’universo DC. Entrambi vi regaleranno un intrattenimento adrenalinico a prezzi contenuti. Qui la scelta sta a voi e le vostre preferenze.

Per veri retrogamer e amanti delle avventure grafiche un po’ più impegnative e dal tono umoristico, troverete Monkey Island Collection: un fantastico pacchetto offerta dell’intramontabile saga che racchiude le edizioni restaurate dei primi due capitoli, ed il terzo ed il quarto. Vestite i panni del protagonista Guybrush Threepwood e vivete le disavventure del giovane pirata di belle speranze. In realtà con un’offerta così siete sistemati come minimo fino all’epifania, ma andiamo avanti.

Infine la proposta più costosa che vi farò è Borderlands: the handsome collection. Anche questo è un pacchetto offerta che racchiude Bordelands 2 e Borderlands the pre-sequel, oltre tutti i DLC ad un prezzo stracciato. Per chi non dovesse conoscerli, quella di Borderlands è una saga di sparatutto in prima persona ambientata in un lontano futuro con elementi tipici degli action RPG. Ogni capitolo è indipendente (per cui non è indispensabile possedere il primo, state tranquilli) e offre la possibilità di scegliere tra varie classi che cambiano l’esperienza di gioco, e di giocare sia in singolo che in maniera cooperativa.

Bene amici queste sono le mie proposte per passare un tranquillo fine anno, ma non dimenticate nonostante tutto di brindare con i vostri amici e familiari per la mezzanotte.
Non fate gli asociali, mi raccomando!
E, come sempre, vi ricordo che se volete rimanere sempre aggiornati sulle ultime news e curiosità del mondo nerd la risposta è una sola: Nerd attack.

Alla prossima amici è Buon 2019 a tutti voi.

Segnalare gli artisti: aiuto o bavaglio?

By NerdPensiero No Comments

 

Cari amici lettori, oggi tocchiamo un tema molto spinoso riguardante uno strumento che noi tutti, almeno una volta, abbiamo usato sui social: lo strumento di segnalazione.

Come tutti voi ben sapete, la segnalazione dovrebbe servire ad eliminare materiali inappropriati di varia natura dalle piattaforme comunicative digitali. Ma la domanda sorge spontanea: fin dove la segnalazione è uno strumento di tutela e quando diventa atto punitivo?

Mi riferisco a tutte quelle persone che, in modi diversi, trattano argomenti spinosi, di difficile comunicazione e anche un po’ tabù, un po’ per scrostare la patina di ipocrisia verso certi argomenti, un po’ per fare denuncia sociale su di essi o magari trasmettere informazioni vitali per la tutela della salute, ma anche semplicemente per giocare su esperienze comuni a molti. È qui che entra in scena Simona Zulian in arte Felinia: fumettista dal tratto comico conosciuta da molti per le sue strisce umoristiche irriverenti che sdoganano tutte le comuni convenzioni su come dovrebbe essere una donna e come la donna moderna verace, bella nelle sue forme e peculiarità caratteriali, non necessariamente iper femminili, affronta la difficoltà di esserlo al giorno d’oggi con le aspettative e canoni di bellezza attuali.

In questo ultimo periodo sta cercando di reclamizzare la sua ultima opera “Max e Cherry Pepe rosso” un fumetto dedicato al tema dell’amore vissuto all’interno di una relazione adulta in modo piccante, ma sempre divertente e umoristico nello stile dell’artista. La situazione che purtroppo sta vivendo è che, a causa del tema trattato, in certi frangenti in modo spinto, sia facilmente soggetta a segnalazioni e di conseguenza ban del proprio profilo, minando i suoi intenti pubblicitari con conseguente danno, sia economico che in visibilità. In un video recentemente pubblicato sui suoi social, Simona cerca di portare chiarezza sulla vicenda, trovare una soluzione e esprime la sua opinione su questa spiacevole situazione che sta danneggiando il suo lavoro sfogando come tutto questo stia sopprimendo la sua libertà di espressione.

La censura tramite segnalazione degli utenti è diventata una forma di controllo che limita la libertà di espressione e di accesso all’informazione operata dal singolo. Applicare la censura verso un’opera palesemente per un pubblico maturo, significa esercitare un controllo autoritario sulla creazione e sulla diffusione di informazioni, idee ed opinioni. Un tentativo di mettere un bavaglio sulla “bocca” degli artisti e su tutti coloro che vogliono raccontare una verità che può non essere condivisa da tutti, ma non per questo meno reale.

Una situazione come quella di Simona è davvero preoccupante. Nonostante ci siano delle linee guida che informino l’utente su ciò che sia segnalabile, situazioni come questa dimostrano come possono essere aggirate e che probabilmente non ci sia effettivamente qualcuno a controllare la natura dei post condivisi, ma solo un algoritmo che dopo un tot di segnalazioni censurano il contenuto. Con questo mio articolo non voglio certo far desistere le segnalazioni nei confronti di contenuti oggettivamente non idonei (violenza su animali e persone, pedopornografia, incitamento all’odio, cyberbullismo ecc), ma ora più che mai, visto il periodo storico che stiamo vivendo fatto di intolleranza generale verso tutto ciò che è diverso, è il caso di imparare a valutare cos’è veramente inaccettabile. Internet è uno strumento potente. Cerchiamo di usarlo con saggezza.

Intanto, vi ricordo che se avete piacere di incontrare Simona e magari informarvi meglio sui suoi lavori, vi comunico che presenzierà al Torino comics 2018 il 15 e il 16 dicembre e vi metto in calce le sue piattaforme social dove potrete supportarla e seguirla.

Facebook – https://www.facebook.com/SketchAndBreakfast/

Pagina web – http://sketchandbreakfast.com/

Instagram – https://www.instagram.com/feliniaficona/

Dalla vostra Grayfox_001 è tutto e vi ricorda che per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità e curiosità del mondo nerd il posto è uno solo: Nerd Attack! Alla prossima amici lettori!

S.O.S. Netflix potrebbe rimuovere Le terrificanti avventure di Sabrina?

By NerdPensiero, Serie TV No Comments

Amatissimo, criticato e addirittura, si vocifera, soggetto a denunce. Un prodotto che nel bene e nel male ha fatto parlare di sé sollevando un gran vespaio e, in alcuni, confusione. Non disperate amici Nerd, la vostra Grayfox_001 è qui per dissipare ogni dubbio.

Cominciamo dall’inizio: le terrificanti avventure di Sabrina non nasce come serie televisiva come molti pensano, ma come serie a fumetti, e prima ancora la nostra bionda streghetta è apparsa nel fumetto Archie’s Mad House nel 1962.

Fece solo una breve apparizione, precisamente nel numero 22, ma piacque così tanto che tornò qualche numero dopo, portandola a regolari apparizioni nella serie a fumetti Archie’s Laugh tv-out tra il 69 e l’85. In seguito ha avuto un fumetto dedicato interamente a lei:  Sabrina, The Teenage Witch dal 1971 al 1983, da cui è stata tratta successivamente le serie tv negli anni 90, quella che tutti conosciamo, ossia Sabrina Vita da Strega. Nel 2003 finisce la serie e il silenzio cadde su tutto il suo pubblico, finché, nel 2014, parte il suo reboot fumettistico Le terrificanti avventure di Sabrina, e, nel 2017, viene annunciata la nuova serie tv ispirata a quest’ultimo fumetto. E sì amici! Sabrina Spellman ha vissuto molte incarnazioni, e questa nuova serie televisiva non è che l’ultima, per il momento.

E già qui dissipiamo la prima critica che è sfociata dopo l’uscita della serie:

ma non è come il vecchio telefilm!

Esattamente, ma non è un difetto. La serie di Sabrina vita da strega era una sitcom, mentre le terrificanti avventure di Sabrina è un teen drama a tinte horror, ma non troppo (e potete credermi: sono una super fifona, ma se l’ho potuto vedere io è tutto dire XD).

Mettere a confronto questi due prodotti è assolutamente impossibile, perché il loro sistema narrativo è differente e non trovo che questo tono dark sia un approccio sbagliato: Sabrina vita da strega è stato un prodotto perfetto per gli anni ’90, rispecchiava assolutamente il tipo di intrattenimento del periodo, e riportare pari pari una storia già vista in questi tempi in cui horror, thriller horror, teen drama ecc la fanno da padroni, non avrebbe avuto lo stesso impatto nei nuovi giovani.

E per quanto riguarda noi vecchietti veterani, veramente avreste voluto rivedere la stessa identica storia? Secondo me non avrebbe avuto più la stessa presa nemmeno in noi. Per me l’esempio più chiaro è la serie tv di Batman, non quella animata, dico, quella degli anni ’60. Un po’ buffa e kitsch, con le vignette a fumetti che apparivano durante uno scontro per enfatizzare pugni e calci, e una recitazione marcata. Riuscireste davvero a vedere lo stesso prodotto, se pur con effetti video migliorati, costumi ecc, ma con quel preciso sistema narrativo? Credo proprio di no. Forse quell’aspettativa sbagliata è stata involontariamente creata dai video promozionali nei canali social di Netflix, dove si vedeva il vecchio cast che fa gli auguri al nuovo, ma già dal trailer era chiaro che si sarebbe trattato di un prodotto differente, e non capisco come alcuni abbiano potuto pensare che le terrificanti avventure di Sabrina sarebbe stata la copia speculare del vecchio telefilm, ma andiamo avanti.

Altra critica mossa: “basta questi telefilm dove associano la strega a satana! Non è vero!

Mi dispiace infrangere i cuori di tutti i ragazzi e ragazze appassionati, e soprattutto di sedicenti streghe e stregoni, ma le streghe sono da sempre associate alla figura di Satana.

La figura della strega nasce nel folklore popolare medievale,  solitamente con un’accezione negativa: strega era chi praticava stregoneria, ossia una forma di magia derivante dal diavolo. Si riteneva che usassero i loro poteri per nuocere ai “bravi cristiani”, e in generale, contro la comunità, solitamente agricola, nella quale venivano identificate. Tratto comune a tutte le streghe era prendere parte a dei raduni periodici chiamati sabba in cui adoravano il Demonio con pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi.

Attenzione eh. Sappiamo anche che era abbastanza facile ricevere una accusa di stregoneria, bastava una stranezza o commettere un torto a qualcuno, e col diffondersi delle dicerie, causare di conseguenza le famose cacce alle streghe, che hanno causato la morte di molti innocenti. Fanatismo ed ignoranza, si sa, portano sempre a bei risultati.

Sabrina è interessante proprio perché, specialmente in uno degli episodi, dimostra proprio che la fede cieca non è un bene, che porsi delle domande e non accontentarsi di risposte insufficienti non è sbagliato, ed i dogmi non sono una vera risposta. Per tutta la serie Sabrina scuote le coscienze, anche a personaggi fortemente radicati ed indottrinati nella cultura occulta, come ad esempio la zia Zelda o Prudence, una delle sorelle sinistre. Ad un certo punto, cominciano, guidati da Sabrina che è un po’ l’incarnazione dello spettatore che come lei scopre queste pratiche per la prima volta e le mette in dubbio, a porsi delle domande su quanto gli usi e costumi del mondo magico fossero giusti. La religione satanica presente nella serie ci viene dichiarata come “del libero arbitrio”, rivelandosi invece fortemente dogmatica e patriarcale, e in cui, come nel mondo reale, l’interesse dei pochi e potenti prevale sul buonsenso. Almeno, i “satanisti” del nostro mondo sembrano pensarla diversamente… pare.

Ed eccoci giunti all’argomento caldo, quello che sta allarmando tutti gli appassionati:

ma veramente Netflix rimuoverà Sabrina a causa delle denunce da parte della chiesa Satanista?”

Momento, momento, momento, momento, momento. Keep calm e fate un bel respiro. La notizia girava in alcuni blog inglesi con toni allarmistici e a tratti confusi, e solo recentemente è giunta sui blog italiani. Precisamente tale allarme è stato lanciato dalla twentytwowords.com che scrive nella sua testata “The Chilling Adventures of Sabrina’ May Be Removed From Netflix” scatenando il panico. La notizia sarebbe stata che dei satanisti avrebbero denunciato Netflix per cifre da capogiro per aver usato una copia della loro statua all’interno del telefilm, mettendoli “in cattiva luce”.

Facciamo chiarezza: The Satanic Temple non è intanto una vera religione, e, alla pari dei Pastafariani, si tratta di un gruppo di lotta per i diritti sociali e umanitari che usano il satanismo come vessillo di ribellione contro l’autorità costituita, e spesso si sono lanciati in provocazioni e trollaggi di varia natura. Tra i più eclatanti appunto una raccolta fondi per la creazione di una statua di Baphomet da fare inserire al Campidoglio, in seguito della richiesta di un gruppo cristiano di fare inserire una statua cristiana nella sede del potere americano: Sostenendo la separazione dello stato dalla religione, si sono opposti con forza, e ora la statua da loro commissionata attende nella loro sede principale. E proprio quella statua sembrerebbe essere stata copiata in Sabrina, in cui invece rappresenta una religione “cattiva e patriarcale”, l’esatto opposto di ciò per cui The Satanic Temple si batte. E da qui la denuncia.

(Al contrario, The Church of Satan, che sono davvero satanisti, se la ride e se ne frega).

Da questa denuncia, probabilmente fatta soprattutto per far parlare del Satanic Temple, sarebbe partita l’ipotesi di una rimozione della serie dalla piattaforma streaming, ma al momento non ci sono ulteriori notizie o comunicati al riguardo. Anzi, Netflix ha da poco annunciato la seconda serie di The chilling adventures of Sabrina, e a metà dicembre verrà trasmesso uno speciale di natale.

Dalla vostra Grayfox_001 è tutto e vi ricorda che per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità e curiosità del mondo nerd il posto è uno solo: Nerd Attack! Alla prossima amici lettori!

Stan Lee, lo zio di tutti che ci lascia senza eroi

By NerdPensiero No Comments

Hello True Belivers!

Per chi come me è cresciuto leggendo i Fumetti Marvel, riconoscerà sicuramente questa frase: il tipico saluto di Stan “the Man” Lee, uno dei fondatori e per tantissimi anni la faccia della Marvel Comics.

Come me, milioni di persone hanno appreso la notizia dell’improvvisa morte di Stan lo scorso Lunedì 12 novembre 2018, e come me molti sono rimasti colpiti da uno shock improvviso.

Perché Stan Lee, non era solo questa figura quasi mitologica, Stan Lee, o meglio per come lo chiamiamo noi fan affettuosamente Stan, era molto di più di un semplice creatore di fumetti.

Stan ha di fatto ideato la Marvel Comics, inventando l’80% degli eroi classici Marvel come I Fantastici 4, Spider Man, Iron Man, Hulk, Daredevil, gli X Men, dr Stange, Silver Surfer, Black Panther, Capitan America, Ant Man e tantissimi altri.

Ma ha anche reso celebre il Marvel Style: tecnica di creazione dei fumetti in cui lo sceneggiatore crea la base della storia, il disegnatore crea le tavole, e relative vignette singole, a suo gusto e fantasia personale per poi permettere allo sceneggiatore di completare l’opera creando i dialoghi direttamente sui disegni. E soprattutto ha gettato le basi per quello che all’epoca fu una rivoluzione nel mondo dei fumetti.

Il merito di Stan Lee fu proprio di creare eroi che, diversamente a quello che il resto del mercato offriva erano molto più profondi e complessi. Eroi che erano anche uomini, con problemi reali a cui tutti si potevano immedesimare o che tutti avevano vissuto.

Il ragazzino orfano, il milionario playboy alcolizzato, il vigilante cieco, il professore che se si arrabbia devasta ogni cosa. Ogni eroe Marvel ha almeno un problema, una falla, un vizio che li rende più reali, più credibili, più accessibili, più umani. Stan “the Man” Lee è stato capace di tradurre lo stato d’animo di una generazione nascente nelle pagine di carta di semplici fumetti.

Fumetti che hanno aiutato nel corso degli ultimi 45 anni ad insegnare ad adulti e bambini certi importanti valori che oggi diamo per scontati, ma che nei primi anni 60 erano motivo di agguerritissime lotte: rispetto, uguaglianza, solidarietà, moralità, la differenza tra il giusto e lo sbagliato.

Ma Soprattutto lui era Stan Lee, lo zio che tutti avremmo voluto avere, il vicino di casa pazzerello che ti racconta delle storie assurde che per quanto sembrano impossibili e surreali, ti divertono tantissimo.

Certo Stan non era uno stinco di santo, qualche bugia (qualche centinaio) le ha dette, quelle due o tre carognate (almeno lavorativamente parlando) le ha fatte, qualche stupidissimo errore (anche grave) lo ha commesso. Ma proprio come le sue creazioni Stan Era un Uomo, era L’Uomo.

Grazie alle sue creazioni noi fan abbiamo sognato, abbiamo sperato che un ragno radioattivo ci mordesse, o che i raggi cosmici ci donassero incredibili poteri, e stiamo ancora aspettando. Ma Stan era un uomo e in quanto tale poteva ed ha sbagliato. Ma visto che ci ha lasciato vogliamo ricordare il bene che ha fatto, che sicuramente, fantasticamente sorpassa infinitesimamente i suoi errori.

Se questo fosse un fumetto sapremmo tutti che è solo una questione di tempo prima che lui possa tornare in vita, o magari adesso Stan si trova sulla Luna con Uatu l’osservatore a guardarci dall’alto inventando nuovi supereroi. O forse si è riunito al suo vecchio collega Steve Ditko, anche lui scomparso pochi mesi fa, ed insieme a Spider Man stanno volteggiando per i grattaceli della loro New York, e se chiudo gli occhi me lo posso immaginare volteggiare tra i grattacieli gridando… “Excelsior!”