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Zuk Z1: E’ arrivato il momento di recensirlo

By Tecnologia

Zuk Z1 ha rapito il nostro cuore tecnologico e lo ha fatto in maniera tempestiva ed irruenta. Il suo valore è fin da subito palese e oggetivo; le performance la fluidità e l’autonomia sono i tre punti cardine che rendono questo device a nostro giudizio il vero e proprio Best Buy 2015 ed è sciuramente l’unica vera rivelazione di quest’anno. Si era creata molta attesa nei confronti di questo smartphone e dopo averlo provato per circa 2 settimane possiamo dire con certezza che tale attesa era giustificata.

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Il terminale è ben costruito ed elegante, non a caso Zuk ha alle spalle un’azienda come Lenovo che rientra tra i top Brand mondiali. C’è quindi un grande brand dietro a questa azienda che si propone di irrompere nel mercato europeo con un prodotto di qualità decisamente diverso dalla maggior parte dei cinafonini. Zuk Z1 viene venduto in un’elegante confezione quadrata e bianca con il logo della compagnia che occupa il centro.

ECCO LA NOSTRA VIDEORECENSIONE :

 

Una volta aperta, troviamo al suo interno lo smartphone adagiato nell’apposito slot, un alimentatore da 2 Ampere, un cavo USB Type-C con un’estremità di tipo-A, la consueta manualistica ed il pin per l’inserimento della SIM. Nulla di eclatante in questo frangente, ma non è certo la prima azienda che fornisce lo stretto indispensabile nella confezione. Da segnalare, quindi, l’assenza delle cuffiette auricolari. Ma senza troppi preamboli passiamo alla vera e propria recensione.

 

FORM FACTOR : VOTO 8.5

Nulla da invidiare ad altri top di gamma di brand più blasonati. La costruzione di questo Zuk Z1 è di altissimo livello e lo si percepisce sia dalle fresature laterali completamente in alluminio e sia per l’elegante scocca retro in policarbonato traslucido. I tasti laterali sempre in alluminio rendono ancor più elegante il terminale e si sposano benissimo con tutto il design. In basso abbiamo addirittura una porta Usb Type C ( molto rara anche in smartphone top di gamma 2015 ).

 

Nella parte sinistra dello smartphone abbiamo, invece un’alloggiamento per Nano Sim ( il device è dual sim ). Purtroppo non abbiamo espansione mediante MicroSd, ma non c’è da preoccuparsi dato che Z1 è dotato di ben64 GB di memoria Rom. Di contro bisogna, però, evidenziare quanto a dimensioni sia poco ottimizzato rendendo di conseguenza il device poco maneggevole ed ergonomico.

BATTERIA : VOTO 10

Senza dubbio il miglior smartphone android in questo settore. La batteria che alimenta questo terminale è da ben4100 Mah e rispetta decisamente le attese. Non solo un ottima unità ma anche un ottimo lavoro di ottimizzazione software rendono lo Z1 perfetto in questo segmento. Infatti in questi giorni durante le nostre consuete prove stress abbiamo riscontrato un’autonomia senza eguali. Nessun problema a portare a termine due interi giorni con uno intensivo, con in media 5/6 ore di schermo attivo. Per completezza di seguito vi riportiamo vari screenshot con le statistiche della batteria.

HARDWARE : VOTO 8

Non di certo hardware di primo pelo, però bisogna sottolineare quanto sia ancora attuale sia per prestazioni che per stabilità. L’ottimo snapdragon 801 che era stato il cuore pulsante di galaxy s5 l’anno scorso, ad oggi ha ancora prestazioni degne di nota. Inoltre, essendo ottimizzato al meglio, non si hanno mai problemi di instabilità o cali improvvisi della batteria. Tecnologia per certi versi superata, ma che con il tempo ha raggiunto una maturità tale da farla preferire ai problematici ma ”nuovi” snapdragon 810. Zuk non si è però risparmiata nel settore memoria dove abbiamo ben 64 GB di memoria Rom e 3GB di ram. Tutto questo si traduce in un device stabile prestante e affidabile sotto ogni punto di vista. Z1, inoltre, è dotato di lettore biometrco molto affidabile ma soprattutto il più veloce sul mercato ( da vedere come annichilisce il lettore d’impronte digitali di Galaxy S6 edge in questo video ).

GAMING & DISPLAY : VOTO 8

L’ottima Gpu Adreno 330 3D, @578 MHz garantisce un’esperienza videoludica fluida ed efficace grazie anche al bellissimo display 5.5 ( tecnologia IPS ) Full-HD. Durante le sessioni di gaming quasi mai si assiste a cali di frame importanti essendo comunque la scheda video la stessa che veniva appena un anno fa montata sui top di gamma. Il pannello display è un’unità con tecnologia IPS e per questo motivo i colori riprodotti sono sempre ben bilanciati e mai troppo saturi. Molto bene la luminosità dello schermo, adeguata anche sotto la luce diretta del sole. Svolgono discretamente il loro lavoro i vari sensori di luminosità e luce ambientale.

BROWSER : VOTO 8 

Essendo il software sviluppato dal team Cyano non potevamo aspettarci altro che velocità e fluidità in ambito browser. L’esperienza è sempre godibile e la fruizione dei contenuti viene esaltata dall’ampia diagonale dello schermo. Anche dopo ore e ore di utilizzo il browser stock non risente di alcun tipo di incertezza e le temperature del device sono sempre accettabili. Il touch segue bene in ogni circostanza il movimento delle dita.

FOTOCAMERA : VOTO 6.5 

Nota che stona con tutto il resto è proprio il settore nevralgico di tutti gli smartphone, ovvero la fotocamera. Non di certo all’altezza di un device che sorprende in tutto e per tutto. Il sensore posteriore pur essendo da ben 13 Mgpx retituisce degli scatti a volte davvero pessimi. Ulteriore neo della fotocamera posteriore di questo Zuk Z1 è certamente la messa a fuoco che risulta abbastanza lenta se paragonata a quella di altri dispositivi concorrenti. Le foto, però, in generale appaiono ben definite, con un discreto livello di dettaglio ed un effetto complessivamente apprezzabile (all’esterno la qualità è, ovviamente migliore).  Quest’ultima cala, ovviamente, in presenza di scatti notturni o a luminosità ridotta. Buona anche l’applicazione personalizzata da CyanogenOS. In ultima analisi, bisogna evidenziare degli infimi scatti in modalità HDR a nostro avviso troppo aggressiva nel bilanciamento dei colori. La fotocamera anteriore dispone di un sensore da 8 Megapixel in grado di fornire buoni scatti in condizioni di luminosità favorevole. Gradevole, infine, la qualità dei video con possibilità di effettuare anche time-lapse. Di seguito vi lasciamo alcuni scatti in formato originale cosi che possiate valutare stesso voi le prestazioni della fotocamera.

 

GALLERIA 

 

 

CONCLUSIONI :

Zuk Z1 è sicuramente un dispositivo molto interessante, soprattutto per il prezzo al quale viene proposto ( 299 € su Amazon ). La presenza di un lettore d’impronte digitali, l’ingresso USB Type-C, una batteria perfetta, un software supportato e duraturo, sono sicuramente caratteristiche che rendono Zuk Z1 il best buy per antonomasia ( almeno per quest’anno )12

Zopo Speed 7: Unboxing & Recensione

By Tecnologia

Dopo averlo testato diversi giorni è arrivato il momento di recensire il nuovo Speed 7 di casa Zopo. Questo smartphone ha completamente sorpreso le mie aspettative. Il prezzo di listino di questo device è di solo € 199. A questo prezzo potrete portarvi a casa un terminale con hardware da non sottovalutare assolutamente. Ecco di seguito un immagine che riassume tutte le specifiche tecniche dello Speed 7

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Senza troppo dilungarci in inutili preamboli partiamo con la vera e propria recensione nel dettaglio :

FORM FACTOR : VOTO 7.5

Nonostante tutto il device sia costruito in policarbonato, dobbiamo inevitabilmente sottolineare l’attenzione nei dettagli da parte di Zopo in questo Speed 7. Le trame laterali sembrano rifinite in pregiato alluminio e tutta la costruzione è ben salda e non si sentono scricchiolii sospetti. Tutto ciò denota sicuramente un’ottima resa nel tempo.

DISPLAY : VOTO 8

Lo Speed 7 monta un bellissimo pannello Full HD con 480 Dpi. Il pannello è di ottima qualità e lo si percepisce soprattutto quando si usa lo smartphone in esterno e quando la luce del sole batte direttamente sul dispaly. Lo schermo come detto resta godibile e fruibile anche all’aperto. I colori sono ben tarati ed è sempre molto piacevole guardare contenuti multimediali.

Ecco a voi la nostra Videorecensione, buona visione :

BATTERIA : VOTO 7

Nonostante non sia una batteria potentissima quella di Zopo Speed 7, riesce a garantire comunque un ‘autonomia discreta. Con un uso intenso si riesce tranquillamente a coprire l’intera giornata.

HARDWARE : VOTO 7.5

Siamo dinanzi ad uno smartphone che solo per il prezzo potremmo definire entrylevel poichè l’hardware ci dice ben altro. Abbiamo un processore MTK 6753 octacore 64 bit, 3GB di ram, 16 GB rom. Difficile trovare di meglio a questo prezzo.

FOTOCAMERA : VOTO 7 

Certamente non siamo dinanzi ad un top di gamma e questo lo si percepisce soprattutto dal sensore montato su questo Speed 7. Abbiamo una fotocamera retro da 13 mgpx e una frontale da 5 mgpx. Gli scatti in diurna sono sempre buoni in ogni circostanza ma i problemi arrivano in sessioni fotografiche in notturna. Ecco di seguito alcuni scatti in formato originale, cosi che possiate valutare stesso voi la genuinità delle foto.

 

 

Zuk Z1: Ecco il nostro Unboxing & prime impressioni

By Tecnologia
Il marchio Spin off della piu nota Lenovo si butta sul mercato smartphone con il nuovissimo ed interessantissimo Zuk Z1
Finalmente dopo una lunga ed estenuante attesa siamo riusciti a mettere le mani su uno dei dispositvi, forse tra i più attesi di questo fine 2015. Vi stiamo parlando dell’ultimo nato in casa Zuk ( azienda spin off di Lenovo ).Molti lo hanno definito l’anti Oneplus e dobbiamo confermare che i presupposti ci sono tutti. Questo Zuk Z1 segue un po il trend di questi ultimi tempi, ovvero smartphone con alte performance, ottima dotazione hardware ad un prezzo ragionevole. Cavalcando quindi l’onda di entusiasmo creatasi attorno a questo fenomeno, Zuk ha pensato bene di sfornare un device con prestazioni da capogiro senza però sparare alto sul prezzo.

Lo Z1, infatti, lo si trova facilmente attorno ai 300 € ed offre un comparto hardware che non ha nulla da invidiare ai tanto conclamati Top di gamma di brand ben più balsonati. Di seguito vi elenchiamo tutte le specifiche tecniche: 

– Processore Quadcore Snapdragon 801 32 bit  2.5 Ghz

– Ram 3 GB 

– Rom 64 GB 

– Batteria 4100 Mah

– Usb 3.0 Type C

– Display 5.5 risol. 1920 x 1080

Di seguito vi rimandiamo al VIDEO Unboxing con le nostre primissime impressioni a riguardo, Buona visione :

RETRO RECENSIONE – Dino Crisis

By Tecnologia

Articolo a cura di Mirko Manzella.

Quando non si trova l’innovazione, si ritorna al passato. Frase fatta ma estremamente veritiera.

Da qualche tempo sta nuovamente spopolando quella tendenza anni ’90 vista in tutte le salse: dinosauri.

Merito, probabilmente, di giochi come Ark: Survival Evolved, titolo ancora in sviluppo dalla Wildcard ma già ampiamente stuprato da mezza Youtube (anche se gli sviluppatori ci hanno visto lunga), ma anche di progetti appartenenti a case più prestigiose che stanno rivalutando il genere, ma senza discostarsi molto dalle meccaniche che tanto vanno in voga di questi tempi (vedesi la Crytek con il suo Robinson: The Journey o Horizon: Zero Dawn).

Insomma, questa rivalsa preistorica non dispiace al sottoscritto – che ha sempre apprezzato i lucertoloni giganti fin dalla tenera età – ma è tanta la voglia di ripensare un po’ a quei titoli stagionati che hanno saputo realmente cavalcare la cresta di questa stravagante tematica.

Chi di voi, cari lettori, ha abbastanza anni da essersi goduto a pieno la seconda metà degli anni ’90, non potrà non aver già pensato a due titoli iconici sul tema: Turok e Dino Crisis.

Lasciando stare il primo dei due, che ha goduto di un deludente terzo capitolo in old gen, focalizziamoci su quello che è stato una piccola novità per l’epoca, ma che ha garbato immensamente i fan del survival horror – pace all’anima sua – vale a dire Dino Crisis.

Negli anni in cui gli zombie di casa Capcom infestavano gli incubi di tutti i gamer e Resident Evil fu proclamato a gran voce come re indiscusso del survival horror, la stessa casa produttrice scelse di dare alla luce un “fratellino” al pluri premiato titolo, lasciando invariate molte meccaniche di gioco del suo predecessore, ma cambiando decisamente tematica.

Nel 1999 la sofware house lancia sul mercato Dino Crisis, titolo survival panic (sostituendo la parola “horror” proprio per la presenza di dinosauri e non di zombie) per la prima piattaforma Sony e, l’anno seguente, per Pc e Sega Dreamcast.

Essendo stato prodotto nel periodo tra Resident Evil 2 e 3, il titolo è certamente influenzato da questi. Il sistema di controllo, i movimenti e il gameplay sono molto simili a quelli del fratello maggiore, ma al contrario di quest’ultimo Dino Crisis usa un motore grafico 3D (al posto dei fondali prerenderizzati) ed una rotazione costante della telecamera di gioco ed ampliando anche il comparto di movimento del personaggio giocabile, con possibilità di roteare lo stesso di 180 gradi e camminare con l’arma puntata.

Il titolo, ambientato nel 2009, narra le vicende di una task force mandata in missione in un’isola (Ibis Island) per investigare sul centro di ricerca Third Energy e degli esperimenti fumosi portati avanti da un certo Dottor Edward Kirk.

Una volta dentro lo stabilimento, prenderemo il controllo di Regina (unico personaggio giocabile) che, insieme ai compagni Gail e Rick, scoprirà dopo poco tempo la presenza di dinosauri all’interno del centro di ricerca e, inoltre, che tutto il personale è stato letteralmente massacrato dalle bestie.

Con una cornice questa cornice narrativa tetra ed abbastanza splatter, Dino Crisis lancia il giocatore in ambientazioni cupe, claustrofobiche e ben fatte, con tante stanze piene di dettagli come l’arredamento e corpi dilaniati un po’ dappertutto (con scie di sangue evidenti).

Anche il livello di realismo è buono: ad esempio, dopo che avrete smosso una grata per attraversare un condotto, questa resterà per terra anche dopo che avrete cambiato locazione.
Come ho detto prima, in Resident Evil si faceva uso della telecamera fissa proprio per ovviare alla presenza degli sfondi prerenderizzati, mostrando però una calibrazione certosina della telecamera in alcune situazioni. Purtroppo tale telecamera è presente anche qui e non si è liberi di manovrarla a nostro piacimento.

Se da un lato questo rispecchia la volontà dei programmatori di voler creare e mantenere una più che giustificata suspance, dall’altro si appesantisce la giocabilità, mostrando un ottimo impianto grafico, ma rovinato clamorosamente da una pessima gestione della telecamera (tipico della Capcom dell’epoca).

Il comparto sonoro di Dino Crisis è abbastanza controverso. Per quanto riguarda i soli effetti sonori, nulla da obiettare dato che tutto è reso fedelmente, dal semplice colpo di pistola fino al maestoso ruggito del T-Rex – e solo i versi/suoni che provengono dalle bestie sono bastevoli a far aumentare quel livello di suspance voluto dai programmatori.

Le musiche però sono difficili da valutare proprio per il loro numero assai scarso. Durante tutto il gioco, infatti, vi troverete immersi nel silenzio, accompagnati solo dal rumore dei vostri passi e di quelli dei dinosauri. Solo delle particolari situazioni ben determinate ( esempio: quando subirete un’imboscata da due dinosauri oppure in stanze dove dovrete parlare con qualcuno) avremo la presenza di musiche abbastanza scarne se paragonate a quelle di Resident Evil, molto meglio orchestrate e veriegate. Ciò non toglie che anche la sola presenza del silenzio, dei passi e di qualche verso macabro possono immergere il giocatore molto più intensamente, mostrando comunque una parvenza di realismo che non guasta mai nei survival horror.

Per quanto riguarda Regina, il nostro personaggio giocabile, sarà un bellla rossa dalle fatte semi-orientali specializzata nella personalizzazione delle armi (cosa che le torna molto utile nel gioco). Durante l’avventura, infatti, raccoglieremo vari tipi di munizioni e parti customizzabili del nostro arsenale per modificare quelle con cui partirete all’inizio (ossia pistola, fucile e lanciagranate).

Oltre a modificare le armi per renderle più potenti, potremo anche divertirci nel creare munizioni particolari per il fucile, ossia narcotici e proiettili avvelenati, con un diverso grado di potenza a seconda di come mischierete gli ingredienti che recupereremo per il centro di ricerca. Medesima cosa si potrà fare con i medikit, combinando vari oggetti base come emostatici e kit base per creare medikit grandi e con effetti tonificanti multipli.

Oltre alla possibilità di customizzare armi e medicinali, la sopravvivenza di Regina potà essere agevolata da un uso accurato dell’ambiente circostante, attivando barriere laser per poter bloccare il passaggio ai vostri nemici oppure aprire delle valvole di sfiato per far fuoriuscire del vapore bollente; ma spesso il classico metodo della fuga darà la soluzione a tutti i problemi, essendo anzi spesso costretti a farlo (i dinosauri si rigenerano in modo random e le munizioni non basteranno mai per tutti, fidatevi).
Come da tradizione dei survival horror di casa Capcom, non potevano mancare i classici enigmi.

Sebbene siano molto realistici e abbastanza impegnativi, ci troveremo innanzi a codici criptati, come gli enigmi dei D.D.K (Digital Disk Key) che consistono nel decifrare una password tramite una chiave contenuta appunto in questi dischetti speciali, oppure innanzi a tubi di vario da collegare con delle gru ed interi container da spostare per aprirci la via.
A coniugare i due aspetti fondamentali del titolo (combattimenti ed enigmi), ci saranno le scelte di gioco. Infatti, dovremo scegliere la strategia di missione da seguire in corrispondenza alle preferenze dei nostri compagni di squadra, optando per metodi o azioni più efficaci per portare a termine la missione principale, oppure mettere da parte le priorità che ci sono state ordinate per andare in soccorso di alcuni npc in difficoltà. Qualunque sia la scelta fatta, avremo dei finali diversi (3 in tutto) che si alterneranno a seconda della nostra propensione verso la missione da compiere o a seconda del nostro buon cuore.

Cari Nerd, abbiamo solo grattato la superficie di un piccolo, grande capolavoro che ha segnato l’infanzia – e le notti insonni – di molti di noi gamer di vecchia date, ma è il caso fermarci qui.

Il resto va giocato e vissuto in prima persona; riscoprendo, magari, il vecchio gusto del survival horror anni ’90.

Dino Crisis è un titolo da recuperare senza troppi indugi.

Samsung Galaxy S6 Edge Plus: La nostra Video-Recensione

By Tecnologia

A fine presentazione Samsung tenuta nel mese di settembre eravamo tutti delusi e amareggiati per la scelta da parte della casa sud koreana di non commercializzare in Europa in un primo periodo il Galaxy Note 5 in favore del Galaxy s6 Edge plus. Ebbene la delusione non è affatto svanita, anzi dopo aver provato per svariati giorni Galaxy s6 edge Plus le perplessità sono aumentate non per il valore e le performance dello smartphone in questione ( che sono palesemente di alto livello ) ma perchè davvero non porta alcuna novità rilevante con sè. Fatta questa dovuta premessa bisogna però dire che il device in questione è fantastico proprio come lo era S6 Flat e il suo gemello diverso S6 edge.

FORM FACTOR : VOTO 9

Proprio come il fratello minore questo S6 Edge Plus è uno spettacolo per gli occhi, seppur con meno eleganza date le sue dimensioni generose. Infatti essendo uno smartphone con schermo da 5.7 pollici le sue linee non risultano cosi dolci e delicate sfociando in un profilo ben più duro e aggressivo. Certo sono inezie e pignolerie che riportiamo per dovere di cronaca ma tutto sommato siamo dinanzi ad un terminale che sicuramente rientratra i più belli di questo 2015. Ai lati abbiamo delle trame in alluminio che ospitano due vetri Gorilla Glass 4 ( uno per il dispaly e uno per la scocca posteriore ). I tasti power/off e quelli del bilanciere del volume sono ben assemblati e sempre ben rifiniti. La camera posteriore è abbastanza sporgente, sicuramente non si sposa benissimo con il design lineare del dispositivo. Questo dettaglio potrebbe far storcere il naso a molti, poichè con il tempo potrebbe essere soggetta ad usura.

DISPLAY : VOTO 9

Senza se e senza ma, siamo dinanzi al milgior display per smartphone. Il device ospita un unità con tecnologia Super Amoled da 5.7 pollici con risoluzione 2560×1440 ( 515 ppi ). Questo pannello display offre il massimo della nitidezza, le immagini sono sempre ben definite e mai con colori smorti. In ogni circostanza non si ha difficoltà ad apprezzare i contenuti riprodotti dallo schermo, leggibile e godibile anche sotto la luce diretta del sole ( tra i più visibili ). In termini meramente energetici, di contro bisogna sottolineare che la risoluzione altissima del super amoled è una sorta di tallone d’Achille.

BATTERIA : VOTO 7 

Come anticipato, la batteria pur essendo un’ottima unità da 3000 Mah deve far i conti con un pannello display molto energivoro. L’altissima risoluzione e il potentissimo processore mettono a dura prova la batteria che però se la cava egregiamente grazie anche ad un ottimo lavoro di ottimizzazione software effettuato dal Team ingegneristico di Samsung. Io personalmente in questi giorni pur avendo messo sotto stress S6 edge Plus sono sempre arrivato a ora di cena agevolemente. 

HARDWARE : VOTO 9.5

Il più potente del 2015 e potremmo chiudere qui la recensione. Abbiamo a bordo di questo fantastico terminale un processore Octacore exynos 7420, accompagnato da 4 GB di ram ( un GB in più rispetto al fratello minore ) e 32 GB di rom. La scheda video che muove il tutto è la ARM Mali T 760, offre prestazioni sempre al top ma le analizzeremo dopo nella prova Gaming. Ovvio che con questa scheda tecnica non ci sono lag e problemi di impuntamenti in generale. L’esperienza d’utilizzo quotidiano è perfetta e piacevole. L’abbiamo ripetuto più volte, quest’anno Samsung ha lavorato bene sia sotto il profilo design sia sotto il profilo software per i propri terminali.

ECCO LA NOSTRA VIDEO RECENSIONE : 

 

GAMING : VOTO 9 

L’ottima scheda video Arm Mali T760 restituisce un ottima resa grafica nonostante sia difficile con un display cosi risoluto. Ottima l’esperienza videoludica con questo terminale che sembra quasi non essere mai messo sotto stress, nemmeno con giochi pesanti che sprigionano una grafica davvero dettagliata. Una sola parola : Perfetto.

 

BROWSER : VOTO 9 

Come facilmente intuibile l’esperienza browser è di altissimo livello, merito dell’ottimo processore di cui è dotato questo fantastico terminale. Mai rallentamenti impuntamenti o incertezze, nemmeno con il doppio tap. Affidabile e godibile l’esperienza internet, sicuramente agevolata anche dall’ampia diagonale offerta dallo schermo.

 

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FOTOCAMERA : VOTO 9

Anche in questo segmento abbiamo il massimo della tecnologia in circolazione. La camera posteriore di Galaxy s6 edge Plus è la migliore sul mercato, offre prestazioni senza precedenti. A livello hardware abbiamo nel retro una rear camera da 16 Mpx con apertura f 1.9 e una camera anteriore da 5mpx. Le immagini immortalate con questo device sono sempre nitide e ben definite anche quando andiamo a zoomare o importiamo le stesse sul nostro computer. Le Macro sono spettacolari e offrono anche un ottimo effetto sfuocato alle spalle del nostro soggetto. Di seguito passeranno immagini in formato originale cosi che possiate valutare stesso voi la genuinità delle stesse. Le fotografie in notturna sono discretamente buone anche se raccolgono un pò di rumore sullo sfondo abbastanza fastidioso.La camera anteriore è ottima per i selfie anche in condizioni di poca luce.

ECCO LA GALLERIA CON FOTO ORIGINALI : 

 

 


AUDIO : VOTO 9

Finalmente siamo tornati alla posizione migliore di locazione dello speaker di sistema. La cassa acustica torna sulla zona inferiore dello smartphone, facendo cosi in modo che il suono non venga strozzato quando il terminale viene posato su ripiani fonoassorbenti. Detto questo bisgona sottolineare un ottima resa in termini qualitativi e la presenza di bassi più corposi. Ottima anche la potenza della riproduzione audio. Capsula auricolare sempre perfetta e performante.

CONCLUSIONI :

Certo non è il Note 5, ma questo S6 Edge Plus non è un telefono da sottovalutare per l’utenza business. L’ampia diagonale dello schermo e la potenza del device in generale offrono un’ottima esperienza Smart a tutto tondo. Ottimo per qualsiasi circostanza, elegante e potente S6 Edge Plus sicuramente rapirà il vostro cuore tecnologico.

RETRO RECENSIONE – Chrono Trigger: Se si potesse tornare indietro

By NerdPensiero

Articolo a cura di Mirko Manzella.

Forse sarebbe stato meglio non scrivere nulla sull’argomento. Troppi ricordi e troppi rimorsi sui tempi che cambiano, credetemi.

Il titolo di questo nostalgico editoriale parla da sé e, inesorabilmente, si fa un tuffo nel passato lungo 20 anni.

A quei tempi sui videogiochi ne sapevo poco o nulla – fuorché qualche cartaccia random per Sega Mega Drive e SNES o qualche immagine vista in qualche giornale di settore – e, dopotutto, da un bambino ci si aspettano gusti molto semplici: Dragon Ball ad oltranza, spade, cavalieri e dinosauri.

Sembra tutto calcolato, già!

Un gioco (JRPG, per la precisione) con i disegni identici a quelli dell’anime simbolo della nostra generazione, ma con una trama fiabesca, combattimenti per l’epoca spettacolari ed un personaggio muto, con i capelli rossi con le fattezze del nostro caro Son Goku.

Insomma, è stato amore a prima vista, credetemi Nerd!

Chrono Trigger è stato un titolo pubblicato dall’allora dolcissima e premurosa mamma Square per l’inarrestabile console casalinga Nintendo SNES nel 1995 riscuotendo un successo immenso tra i giocatori di tutto il mondo ed, in particolari, tra gli amanti della serie principale della software house, Final Fantasy, essendo infatti Chrono Trigger un suo “cugino” non troppo lontano.

Parlare di questo titolo non è affatto facile, dovendo misurare attentamente le parole e chinare fin da subito il capo per i nomi quasi sacri che stanno dietro lo del gioco.

Stiamo infatti parlando di un prodotto frutto delle menti del Dream Team, un team di sviluppatori composto dal nostro affezionatissimo Hironobu Sakaguchi (papà di Final Fantasy), Yuji Horii (director della serie Dragon Quest), il mangaka Akira Torijama – non penso debba aggiungere altro, giusto? -, il compositore storico di casa Square Nobuo Uematsu, Yasunori Mitsuda e, dulcis in fundo, lo sceneggiatore Masato Kato che, solo in seguito, diventerà famoso per Xenogears e Xenosaga.

I nomi, per i fan affezionati, fanno tremare la terra ed infatti il risultato è stato più che soddisfacente.

Chrono Trigger narra le vicende del giovane Crono, personaggio taciturno e con una stravagante chioma rossa, e del suo incontro, durante la Fiera del Millennio che si svolge nella sua città (Truce), con Marle, una misteriosa ragazza che si rivelerà la principessa del Regno di Guardia.

Durante la fiera, Crono e Marle verranno accidentalmente catapultati indietro nel tempo in un passato remoto a causa di un’interferenza che ha colpito la macchina del tempo di Lucca, amica d’infanzia di Crono, ed in seguito scopriranno la presenza di un mago del passato che vuole risvegliare un’oscura minaccia intenzionata a distruggere il pianeta.

Potremmo stare ore intere a parlare della trama che sta sotto questo titolo, ma evito di farvi spoiler, cari lettori.

Chrono Trigger, oltre a vantare una trama particolarmente accurata e, per certi versi, molto complessa ed a tratti confusionaria, presenta una caratterizzazione dei personaggi davvero ben fatta; basti pensare che lo stesso Crono, per essendo muto, riesce a trasmettere nei suoi sprite ogni singolo sentimento ed espressione emotiva, passando da movenze buffe e goffe ad un capo chino in una mise che fa trasparire perfettamente uno stato di dolore, inquietudine ed amarezza.

Gli altri personaggi che imbastiscono le vicende sono perfettamente caratterizzati al punto tale da far affezionare il giocatore, entrando in un rapporto intimo con le loro certezze, le loro insicurezze e facendo vivere quasi in prima persona le vicende personali e le remore che tormentano il singolo personaggio, indipendentemente dai fatti che interesseranno l’intero party.

Punto forte del titolo – tanto per rimanere nell’ambito dello sviluppo degli eventi – è proprio la possibilità di modificare gli eventi a seconda delle scelte che il giocatore intraprenderà durante l’avventura.

Infatti, oltre alla possibilità di viaggiare tra varie epoche storiche (dalla preistoria al passato prossimo, dal futuro all’età degli Antichi) e modificare intere porzioni di trama deviando il flusso spazio-temporale degli eventi, potremo scegliere inoltre ed in totale libertà di porre un condotta piuttosto che un’altra, uccidere un npc oppure no così da modificare il finale del titolo (in Chrono Trigger i finali sono ben 13!).

Sarebbe adesso il caso di toccare il punto fondamentale di qualunque titolo – insieme alla trama ovviamente -, vale a dire il gameplay.

Essendo non solo un jrpg ma anche il cugino prossimo di Final Fantasy, sappiamo già a proprio a cosa andiamo incontro. Il personaggio si muoverà in scenari prerenderizzati, variando da villaggi e dungeon alle “mappe del mondo” che muteranno a seconda dell’epoca storica in cui ci troveremo (anche se, a differenza di FF, non si incontreranno mostri durante l’esplorazione di queste ultime).

Piccola – ma, in fondo, grandissima – differenza rispetto a FF sta nell’assenza dei fastidiosissimi incontri casuali. I nemici, infatti, non compariranno magicamente e quando meno se li aspetta, ma saranno ben visibili sulla mappa di gioco, dando la possibilità al giocatore di evitare tranquillamente scontri superflui e andare dritto per la propria strada.

Il sistema di combattimento è, ovviamente, figlio del suo tempo e del suo genere, con combattimenti a turni che presentano però grande dinamicità. I nemici non staranno fermi e statici nella loro posizione, ma si sposteranno all’interno dell’area di combattimento, dando la possibilità al giocatore di sferrare colpi multipli a più bersagli a seconda, appunto, della loro posizione e della loro prossimità ad altri nemici.

Oltre a colpi singoli e magie (che saranno solo successivamente sbloccate dal giocatore) si avrà la possibilità di attaccare con più personaggi nello stesso turno, unendo due tecniche speciali di tipo fisico oppure prettamente magico, sfruttando la potenza fisica di un personaggio con l’aggiunta di effetti addizionali elementali.

La magia però è una piccola seccatura all’interno del titolo.

Se in FF avremmo uno o due personaggi addetti all’uso della stessa, vantando un vasto ventaglio di magie di vario genere (bianche, nere, blu e via dicendo) da utilizzare, in Chrono Trigger ogni personaggio avrà a disposizione poche magie e, inoltre, saranno legate al proprio elemento naturale (es. Crono lancerà solo magie di tipo fulmine, Marle di tipo gelo, Magus di tipo oscuro etc.), costringendo spesso il giocatore a pianificare una strategia ben precisa, facendo variare i personaggi dentro il party. Ma se le magie lasciano un po’ a desiderare, le tecniche speciali invece vi lasceranno pienamente soddisfatti; essendo moltissime e, come detto sopra, varie anche nelle combinazioni con quelle dei vostri alleati (i personaggi giocabili saranno infatti sei, con l’aggiunta di un settimo a seconda delle scelte di trama).

Il sistema di controllo ed equipaggiamento è molto semplificato rispetto a molti altri jrpg, avendo a che fare solo con armi, cappelli, armature ed accessori e con un numero davvero esiguo di statistiche da controllare e che, tra l’altro, saranno riassumibili in “attacco” e “difesa” che aumenteranno o diminuiranno a seconda del level up e degli equip indossati.

Un gioco bello, godibile, avvincente, con colonne sonore immortali e con una trama fiabesca (con tanti riferimenti biblici in puro stile Square) che farà riaffiorare splendidi ricordi ai giocatori vecchio stampo o riuscirà a coinvolgere le nuove generazioni di videogiocatori.

Cari nerd, abbiamo mosso per un po’ le lancette di questo orologio quanto basta per rivivere quelle gioie d’infanzia che – ahimé – non torneranno più, ma che ci porteremo sempre dentro insieme a quei canonici insegnamenti che solo queste fiabe interattive sanno regalarci.

Ad oggi, Chrono Trigger è presente non solo su cartuccia SNES, ma anche in una versione per Playstation 1, per Nintendo DS e in digitale per smartphone iOS ed Android; insomma, non avete scuse. Recuperate questa pietra miliare del gaming testate voi stessi la sua nomea di “uno dei migliori rpg di tutti i tempi”.

Samsung Galaxy A7: La nostra video recensione

By Tecnologia

Sono rimasto davvero impressionato da questo ennesimo smartphone di casa Samsung. Forse, nonostante il brand sud koreano abbia intasato gli scaffali di nuovi smartphone, questo Galaxy A7 può rappresentare un vero passo in avanti nel segmento medio alto del mercato. Prezzo non troppo pretenzioso ( circa 400 euro online ) per un device che offre un comparto hardware di tutto rispetto. Senza scendere troppo nei dettagli, bisogna sottolineare la perfetta costruzione in alluminio che si sposa bene al rinnovato design che contraddistingue la gamma A. Questo device somiglia moltissimo al famoso e non troppo obsoleto Galaxy Note 4. Infatti ad una prima vista e ad un occhio poco esperto Il Galaxy A7 potrebbe tranquillamente passare per il Note 4 se non fosse per la mancanza del pennino ( S pen ). Molti clienti infatti hanno da sempre evidenziato quanto a loro parere fosse stato inutile il pennino e per questa ragione si può comprendere la scelta da parte di Samsung di produrre questo device e il nuovissimo Galaxy S6 edge Plus.

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Partiamo con la recensione nel dettaglio :

FORM FACTOR : VOTO 9 

Come largamente anticipato prima, questo device può contare su una costruzione notevole sia per quanto riguarda i materiali e sia per il design elegante e lineare. Samsung quest’anno ha davvero azzeccato tutto in termini di design per i propri smartphone, e questo Galaxy A7 nè è l’ennesima prova. Sorprendente il feed dei tasti del bilanciere del volume e del tasto power/off, sempre molto reattivi e mai ballerini. Elegante in ogni sua angolazione regala all’utente la tanta agognata sensazione Premium soprattutto grazie all’alluminio che lo ricopre.

 

DISPLAY : VOTO 8.5

Samsung negli anni è divenuta maestra nel dotare i propri device di ottimi pannelli schermo. Il Galaxy A7 ospita un fantastico SuperAmoled con risoluzione FHd 1920 x 1080 ( 401 ppi ) rivestito da un ottimo Gorilla Glass 4.Senza troppo dilungarci sulla qualità dello schermo ( ai più evidente e palese ), bisogna evidenziare quanto la casa Sud koreana invece sia stata scaltra a montare un unità con risoluzione non proprio al top della tecnologia proprio per guadagnare in termini di autonomia. Sappiamo bene che la risoluzione FHd su schermi con questa diagonale sia più che sufficiente.

 

BATTERIA : VOTO 7.5

Nonostante la batteria sia una ”misera” unità da 2600 Mah, questo smartphone alza bandiera bianca alle 19.00 circa ( con uso intenso ). Questo proprio grazie all’ottima scelta dello schermo FHd e al duro lavoro diottimizzazione software.

HARDWARE : VOTO 8.5

Processore proprietario Samsung Exynos 5 Octa 5430, scheda video Mali T 628 MP6, 2 GB di ram e 16 GB rom per una scheda tecnica che fa impallidire anche smartphone top di gamma di altri brand. Il tutto ben ottimizzato e senza problemi di sorta. Nessun problema di lag o rallentamento anche dopo dure e lunghe sessioni di gaming. Giochi anche tra i più pesanti girano a meraviglia e le temperature medie riscontrate sono sempre accettabili. La batteria non è rimovibile ma nonostante ciò non si perde l’espansione di memoria mediante MicroSd ( 64 GB max ).

ECCO LA NOSTRA VIDEO RECENSIONE

 

BROWSER : VOTO 8 

Come facilmente intuibile l’esperienza browser è di altissimo livello, merito dell’ottimo processore di cui è dotato questo fantastico terminale. Anche se a volte ci sono dei piccoli rallentamenti, nulla di grave o increscioso che potrebbe inficiare la valutazione in questa prova. Affidabile e piacevole l’esperienza internet, sicuramente agevolata anche dall’ampia diagonale offerta dallo schermo.

FOTOCAMERA : VOTO 7.5

Sicuramente non all’altezza degli ultimissimi Top di gamma, anche perchè questo Galaxy A7 non potrebbe essere definito medio-gamma. Detto questo però non significa che le prestazioni non siano buone o quantomeno scarse e inaccettabili. Anzi, durante le prove la fotocamera mi ha piacevolmete sorpreso proprio perchè pensavo fosse una 13 megapixel sottodimensionata o comunque non alla pari dei precedenti top di gamma della stessa casa. Di seguito passerrano Immagini in formato originale cosi che possiate apprezzare voi stessi la genuinità degli scatti. Ottima, infine, la fotocamera anteriore da 5 mpx per gli autoscatti. Moltoluminosa ed efficace in ogni circostanza.

 

 

 

AUDIO : VOTO 7.5

Seppure nella parte posteriore la collocazione dello speaker di sistema ( posizione da sempre poco gradita ), è necessario evidenziare che la cassa non soffre di nessun tipo di soffocamento poichè vi è la fotocamera posteriore a fare da spessore. Sicuramente non proprio un ottima scelta di stile la sporgenza della camera posteriore però dà i suoi frutti sia in termini meramente fotografici e sia per la resa dello speaker in termini di potenza. Tutto sommato l’audio è di buona qualità, ho particolarmente apprezzato la corposità dei bassi senza che gli alti venissero distorti.

CONCLUSIONI : 

Ottimo compromesso tra prestazioni e prezzo, consgiliato a tutti coloro che non vogliono per forza sborsare una cifra folle per uno smartphone e vogliono accappararsi comunque un device non troppo obsoleto. Anzi in questo caso abbiamo prestazioni da top di gamma e aggiornamenti comunque assicurati per almeno un paio di anni ( salvo sorprese ). Galaxy A7 si aggiudica il nostro marchio Best Buy.

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Asso 64 Plus: Smartphone targato Allinmobile

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Allinmobile è un azienda emergente nel mondo della telefonia mobile. Questo Asso 64 Plus è il loro modello di punta, il top di gamma che parla italiano. Come facilmente intuibile l’hardware del device viene importato dall’azienda italiana che poi rimodella il tutto a proprio piacimento e soprattutto sviluppa il software interamente in casa. Conscia dei problemi legati alla spavalderia in campo marketing da parte dei cugini Italiani di Stonex, Allinmobile si sta affacciando sul mercato smartphone con la dovuta umiltà senza fare promesse e regalare visioni utopistiche inutili. Ma bando alle chiacchiere passiamo direttamente alla recensione nel dettaglio.

FORM FACTOR : VOTO 8

Il device di casa Allinmobile è dotato di finiture che potremmo definire rare su questa fascia di prezzo ( € 309 ).Abbiamo, infatti, dei lati in alluminio bicolore che rendono lo smartphone particolarmente elegante. E’ evidente una notevole cura nei dettagli e nell’assemblaggio. Particolarmente buono il feed dei tasti laterali sia per quanto riguarda il bilanciere del volume e sia per quanto riguarda il tasto power. In ultima analisi bisogna sottolineare anche l’ottima dotazione di accessori fornita inclusa nel prezzo nella confezione di vendita ( due cover, due pellicole, alimentatore e cuffie ). Unica nota dolente forse il sensore biometrico un pò ballerino, ma nulla di troppo importante.

DISPLAY : VOTO 8

Ottima la scelta della casa abruzzese di dotare il proprio top di gamma di un collaudato pannello FullHd, poco energivoro ma sicuramente buono in termini di resa grafica. Sappiamo benissimo quanto sia inutile uno schermo 2K con diagonali cosi piccole. L’unità in sè, tralasciando questi dettagli, è perfetta e ne giova l’esperienza d’uso sia per quanto riguarda la semplice consultazione browser e sia per quanto riguarda l’esperienza Gaming. La luminosità dello schermo è abbastanza buona e rende il terminale utilizzabile anche sotto la luce diretta del sole. Buono l’angolo di visione in ogni circostanza.

BATTERIA : VOTO 7.5

Grandissimo lavoro di ottimizzazione da parte del Team tecnico italiano che riesce a far dare il meglio alla batteria di Asso 64 Plus ( 3800 mah ). Si può tranquillamente stressare il device senza preoccuparsi troppo dell’autonomia della batteria che alza bandiera bianca in tarda serata. Con un uso medio ci si fanno tranquillamente due giorni pieni.

HARDWARE : VOTO 8

Nonostante il prezzo non proprio alto Asso 64 plus, oltre ad offrire un parco accessori vasto e ricco, è dotato di un hardware di tutto rispetto. Abbiamo a bordo, infatti, un processore Mediatek Octacore MTK MT6752 64bit 8×1.7GHZ, Gpu MALI T760 MP2 a 695 MHz, 3 GB ram e 16 GB rom. Inoltre Allinmobile ha pensato bene di regalare anche una microsd da 16 GB che non fa mai male. La memoria anche dopo i test dedicati ha risposto molto bene e i dati dei benchmark lo confermano ( test presente nel video ). Ottimo hardware che garantisce prestazioni al top sia in ambito Gaming e sia per un uso meramente professionale.

 

BROWSER : VOTO 7.5 

Sicuramente il fatto che non ci sia un Browser dedicato e sviluppato dalla casa madre fa perdere punti al device, che però bisgona sottolineare non offre un esperienza web browsing malvagia. Anzi, siamo dinanzi ad un terminale che garantisce un’ottima resa in questo senso ed è davvero piacevole navigare tra le pagine web mediante quest’ultimo. Ovvio che l’ampia diagonale dello schermo giova a tutto ciò rendendo le pagine vivide e piacevoli alla vista. La fluidità è sempre un punto fondamentale e questo Asso 64 Plus sembra averne fatto una propria prerogativa. Infatti la consultazione browser è sempre scorrevole e il touch risponde in ogni occasione in maniera fulminea.

LA NOSTRA VIDEO RECENSIONE 

FOTOCAMERA : VOTO 7

Il sensore dello smartphone in questione è un 13.3 Megapixel targato Sony. Dunque stiamo parlando di un’ottima unità fotografica. Come accadeva per altri device similari, all’inizio, la mia personale paura pregiudizievole era che anche questo Asso 64 Plus fosse vittima della poca ottimizzazione, che poi si tramutasse in parole povere in una pessima esperienza fotografica. Ho dovuto felicemente ricredermi, poichè gli scatti effettuati con la camera posteriore di questo terminale si sono rivelati più che discreti e sicuramente all’altezza dei vari competitor. Sicuramente ha dei margini di miglioramento soprattutto per quanto riguarda la qualità delle foto effettuate in sessioni notturne. Ammirevole e degno di lode il fatto che Allinmobile abbia deciso di montare un Flash led anche nella parte anteriore del terminale. In conclusione comparto fotografico promosso, ma con la speranza che non venga abbandonato e ulteriormente ottimizzato. Ma già da piccole indiscrezioni possiamo anticiparvi che il Team tecnico è al lavoro proprio in questi giorni per migliorare le performance della fotocamera ( che ripeto non sono da bocciare, infatti le foto in diurna sono spettacolari ).

AUDIO : VOTO 5

Purtroppo non supera i nostri test il comparto audio. Lo speaker di sistema a nostro avviso è insufficiente, non per quanto riguarda la mera qualità audio ma per quanto riguarda la potenza. Il suono è sempre pulito e mai gracchiante ma non basta per far guadagnare la suffiicienza in questo settore.

AGGIORNAMENTO: Proprio in questi giorni verrà rilasciato un aggiornamento che dovrebbe milgiorare sensibilmente le prestazioni dello speaker.

CONCLUSIONI 

Audio a parte, Asso 64 Plus è un ottimo smartphone che non ha nulla da invidiare a device ben più costosi e blasonati. Sicuramente lo consgliamo a tutti coloro che vogliono uno smartphone prestante ma che non costi troppo. Da non sottovalutare la dotazione accessori molto ricca che vi farà risparmiare altri 30 euro. Siamo certi che sentiremo parlare ancora di questo brand emergente che sta lavorando bene con il giusto spirito e soprattutto vicino ai clienti con il proprio servizio assistenza impeccabile.

OnePlus2 : la recensione del nuovo smartphone cinese

By Tecnologia
Dopo poco più di un anno dal OnePlus 1, la nota azienda cinese ha finalmente rilasciato il secondo dispositivo aggiornandolo al OnePlus 2. L’obiettivo dell’azienda è sempre stato abbattere i rivali con il prezzo inferiore ma con caratteristiche di alto livello.

 

Dopo il tanto tempo atteso finalmente è sotto la nostra lente.

Lo smartphone OnePlus è molto simile al precedente a livello di grandezza e di estetica. Le dimensioni sono 151.8 mm in lunghezza, 74.9 in larghezza ed uno spessore di 9.85 mm, con un peso di 175 gr che rende il telefono molto compatto e non tanto leggero. La scocca posteriore è realizzata in plastica con un effetto ruvido e più sottile della precedente in modo tale da facilitare la sostituzione della cover e personalizzare il nostro device con altri modelli di cover. Il bilanciere del volume ed il tasto di accensione, collocati sul lato destro dello smartphone, sono leggermente più sporgenti e facili da trovare rispetto al predecessore OnePlus One.

Sul lato sinistro troviamo il nuovo Alert Slider, mentre sul pannello anteriore troviamo un nuovo tasto ” Home ” che funge da scanner d’impronte digitale. I due tasti capacitivi che lo affiancano sono personalizzabili, il che significa che potrete decidere di spostare la funzione indietro con quello delle app precedenti a seconda delle esigenze o preferenze. Sotto la scocca posteriore si trova lo spazio dello slot dual-sim ma, purtroppo, nessun alloggio per scheda microSD.

 

Scheda Tecnica :

  • Dimensioni: 74.9 x 151.8 x 9.85 mm
  • Peso: 175 g
  • SoC: Qualcomm Snapdragon 810 MSM8994
  • Processore: 4x 1.8 GHz ARM Cortex-A57, 4x 1.5 GHz ARM Cortex-A53 Octa Core
  • Processore grafico: Qualcomm Adreno 430, 650 MHz
  • Memoria RAM: 3GB, 4GB, 1600 MHz
  • Memoria interna: 16 GB, 64 GB
  • Display: 5.5 pollici, IPS, 1080 x 1920 pixel
  • Batteria: 3300 mAh
  • Sistema operativo: Oxygen (Android 5.1 Lollipop)
  • Fotocamera: 13 megapixel, 30 fps
  • Scheda SIM: Nano-SIM
  • Wi-Fi: a, b, g, n, n 5GHz, ac, Dual band, Wi-Fi Hotspot, Wi-Fi Direct
  • USB: 2.0, Micro USB
  • Bluetooth: 4.1

Il processore del OnePlus 2 è lo Snapdragon 810 , odiato da molti per il problema del forte calore che provoca su tutto lo smartphone. L’azienda ha risolto questo problema con il sistema operativo Oxygen OS che disattiva due dei quattro core più potenti e solo se necessario, ovvero quando la potenza viene richiesta, si attivano. In questo modo il calore si disperde e non si hanno finalmente i problemi di surriscaldamento definitivamente risolti.

OnePlus per la prima volta inserisce nel suo top di gamma un lettore d’impronte simile ad un tasto home che permette di salvare fino a 5 impronte, come la maggior parte degli smartphone Android dotati di scanner di questo tipo. Il processo di registrazione è facile e veloce, infatti il lettore del OnePlus 2 è tra i lettori d’impronte più affidabili. E’ inoltre possibile utilizzarlo per sbloccare il dispositivo anche da schermo spento, una piccolezza che molti top di gamma non hanno.
Il sistema operativo proprietario chiamato Oxygen OS versione 2.0 , che osservandolo sembra un Android stock ottimizzato con icone e animazioni allegerite, è dotato di ulteriori funzioni come la possibilità di attivare il display con il doppio tocco.
Troviamo inoltre un tema scuro, la funzione Shelf è un ottimo sintonizzatore che vi permetterà di modificare le impostazioni audio. E’ inoltre possibile personalizzare l’indicatore LED, i tasti capacitivi e le gesture per accedere rapidamente ad app o funzioni.
Come già scritto, basterà un doppio tap per risvegliare il display e disegnare varie forme sullo schermo scuro per attivare in un attimo la fotocamera, la torcia o controllare il vostro lettore musicale.
Davvero buona la ricezione e la gestione dual sim sebbene non sia perfetta. La gestione delle reti invece è strabiliante visto che ci permette di selezionare praticamente qualunque banda come fissa.

 

Un elemento innovativo è Alert Slider, collocato sul lato sinistro, che permette di cambiare modalità del volume ed esattamente:

– Nessuna = blocca qualsiasi notifica;
– Priorità = autorizza le notifiche di contatti previamente stabiliti;
– Tutte = autorizza qualsiasi tipo di notifica.

Il OnePlus Two ha un obiettivo di 13MP con apertura di f/2.0, dotato di stabilizzatore ottico d’immagine e flash dual tone e messa a fuoco laser. È possibile riprendere video in 4K, con un limite di 10 minuti, e di utilizzare le opzioni per godere di una risoluzione in Full HD (1080p) e HD (720p).
Il software della fotocamera ricorda molto una versione modificata di Google Camera, con qualche aggiunta come, ad esempio, modalità slow-motion in HD a 120fps, panorama e time-lapse. La fotocamera offre tre modalità di scatto standard tra cui:
– Bellezza, che permette di di liberarvi di rughe ed imperfezioni per offrire al vostro soggetto un aspetto più gradevole senza eccedere con le modifiche.
– HDR, che agisce prevalentemente su luminosità e contrasti che poco convince
– Clear Image, che fonde una serie di scatti singoli offrendo una maggiore limpidezza dell’immagine: l’effetto finale è buono ma occorre attendere un po’ prima di acquisire l’immagine che risulterà in un file non proprio leggero.

Il OnePlus 2 offre due speaker lungo il bordo inferiore del dispositivo, ma solo quello posizionato a destra riproduce effettivamente i suoni , non abbiamo un volume potente ma rende bene l’audio.
La qualità è davvero strabiliante , il volume è alto e ha dei bassi ottimi, anche se nel caso regoliamo il volume già tra la metà e il massimo non è tantissimo la differenza. Troverete alcune impostazioni dove si potrà modificare a seconda delle vostre preferenze con un sintonizzatore preinstallato.
Come potete notare si ha una novità per quanto riguarda la USB di tipo C che con il cavetto, che esce nella dotazione, si può inserire in entrambi i lati e ricaricare lo smartphone. Ottima scelta nell’utilizzo di un pannello Full HD che con 5.5 pollici di diagonale abbiamo un prodotto equilibrato.
La batteria del OnePlus 2 offre 3300 mAh di capacità, che di certo non sono poche per un telefono dotato di display di 5,5 pollici in Full HD. Nonostante sia sufficiente a garantire una giornata di utilizzo anche con la luminosità del display impostata al massimo, non aspettatevi miracoli da questa batteria.
Considerando comunque prezzo e prestazioni si ha un buon equilibrio generale.

RETRO RECENSIONE – Xenogears: una perla dimenticata

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Articolo a cura di Mirko Manzella.

Ci ritroviamo nei tempi correnti a parlare di videogiochi in maniera sempre più critica.

Trama, longevità, frame per secondo, motore grafico, engine di sviluppo, avversione – sacrosanta – verso i DLC; insomma più che giocatori stiamo diventando piccoli recensori esigenti e spesso molto ma molto scontenti.

Il che non è mai un male, a dirla tutta. Il mercato videoludico è cambiato in modo drastico e ci stiamo adattando a questo cambiamento, aumentando gli standard di richiesta.

Però – e c’è sempre un però, quando si parla di videogiochi e soggettivismo – quando si è giocatori vecchi e stagionati come il sottoscritto non si è mai contenti; si resta spesso ancorati a quella vecchissima concezione di videogioco audace, innovativo per i suoi tempi e poco importa che grafica si ritrovi, l’importante è che riesca a farti immergere ed emozionare, vivendo il tutto in prima persona.

Si è capito bene, cari nerd, che non sono un fanatico degli engine e delle texture ad altissima risoluzione che rendono il titolo “realistico” – anzi, ne sono totalmente avverso ma so certamente che il comparto grafico, ovviamente, non va affatto trascurato al giorno d’oggi – piuttosto sono un cultore di sceneggiature e trame intrecciate.

Una grande storia fa un grande gioco – mantra semplice ma mai banale, fidatevi.

Ma, ahimé, non vedo spunti di discussione, quantomeno costruttiva, oramai da anni e sono molto serio. Più che innovarsi, le softwear house puntano su seguiti di brand già affermati, proponendoci sempre la stessa minestra riscaldata – assassini che uccidono templari, gli USA che salvano il mondo dalla quinta Guerra Mondiale, Lara Croft che saccheggia l’ennesimo bene archeologico di proprietà statale e bla bla bla – senza creare qualcosa di nuovo, mai visto (ah già, da non contare gli innumerevoli remastered HD che caricano il peso da novanta).

Per ovviare a questa mia grande astinenza ed alleviare le mie sofferenze da vecchio giocatore di jrpg – categoria morta e sepolta, purtroppo – ho deciso di tuffarmi nel meraviglioso mondo del retro gaming PSOne.

Sembra un controsenso, ma per trovare qualche nuovo svago bisognerebbe anche fare un passo indietro piuttosto che avanti e tornare in quel periodo della nostra infanzia in cui si sfornavano giochi a mai finire e tutti, tutti diversi, variegati ed originali.

Secondo voi, un bambino di dieci anni avrebbe mai potuto giocare tutti i titoli usciti in quell’epoca e, specialmente, senza l’informazione costante e dettagliata che abbiamo oggigiorno sul settore?

Ovvio che no. Le perle, quelle vere, dell’epoca d’oro della console grigio topo ce le siamo perse per molte ragioni, che sia per la localizzazione italiana bassissima e che ci ha privato di poter giocare molti titoli – jrpg nello specifico – oppure perché, molto semplicemente, non ne eravamo a conoscenza; togliendo la canonica rivista dell’edicola, non potevamo sapere altro.

Mi feci un giretto tra i titoli da me “inesplorati” e ne notai uno dal nome molto familiare: Xenogears.

Ne parlavano molto ed anche molto bene, definendolo addirittura il migliore jrpg della storia e, da buon amante della serie di Final Fantasy, non vedevo l’ora di vedere quanto fosse opinabile questa simpatica nomea che avvolgeva il titolo.

Recuperai una copia originale rigorosamente in Inglese – torniamo a maledire le localizzazioni – e, grazie al lavoro fatto da un paio di volenterosi ragazzotti della rete, sono riuscito a trovare una patch di traduzione italiana – sia chiaro, un titolo del genere va al di là di un semplice e consueto inglese colloquiale.

L’ho giocato e, senza troppi indugi o esagerazioni, posso sinceramente dirvi che sono tornato bambino. Giocare un titolo completamente alieno, in linea con un genere ormai defunto quasi completamente non poteva che lasciare un impatto più che positivo sul sottoscritto.

Un gioco BELLO, emozionante, scritto BENE e con un gameplay nostalgico anche se un po’ atipico per la serie.

Xenogears, titolo della ormai vecchia Square, ti catapulta in un mondo parallelo e pseudo futuristico, dove i nostri personaggi avranno a che fare con lotte e giochi di potere fra fazioni nemiche – non sto qui a farvi spoiler – combattendo in sella a dei Gear, enormi mecha antropomorfi tipici delle più classiche serie animate nipponiche.

Si ritorna a quello stile qualitativo che piace e parecchio. La trama – e ripeto, non faccio spoiler; non stiamo qui a parlare di questo – tocca in modo schietto e crudo temi sensibili e molto maturi: ricerca esistenziale, psicosi, religione (sia cattolica che giudaica), schiavitù, dignità umana, diversità, razzismo, genocidio ed addirittura cannibalismo.

Insomma, una serie di argomenti non di facile digestione, ancor più se inseriti in un contesto ed in una trama complessa e con una profondità che non ha precedenti nel genere.

I personaggi sono caratterizzati molto bene, con sfaccettature e tratti distintivi che li inserisco e contestualizzano molto bene dentro il mondo di gioco.

Se dobbiamo invece parlare del comparto un po’ più tecnico, non non possiamo non citare il comparto grafico che, a dirvi la verità, mi piacevolmente preso. Personaggi in 2D che si muovono dentro scenari e dungeon in 3D (praticamente l’opposto dei Final Fantasy dell’epoca) e la presenza di cutscene sia in computer grafica che in stile anime, prodotte dalla IG Production – lo stesso studio di Neon Genesis Evangelion e con il quale trova forti spunti comuni come l’esoterismo religioso ed il concetto di “angeli”.

Il comparto audio è ottimo, anche se un po’ ripetitivo a volte, ma può vantare di avere nella composizione il genio di Yasunori Mitsuda – Chrono Trigger vi dice nulla? – che ha saputo deliziarci con toni epici e sfumature psichedeliche.

Ma non è tutto oro quel che luccica. Seppur presenti dei pregi superlativi, il gioco presenta anche qualche pecca da non sottovalutare.

La prima è sicuramente dovuta al gameplay, basato sull’Active Time Battle di Final Fantasy VII ma con sostanziali modifiche e squilibri. Si sceglie una combinazione di tasti per eseguire le combo e si attacca a più non posso; mostrando già da subito la quasi inutilità dell’uso delle magie che si mostrano solo come un contorno pressoché opzionale.

La profondità dei combattimenti torna ad equilibrarsi con l’uso dei Gear con un combat system a turni statico (e non a combo come il precedente), ma restando sempre abbastanza indietro rispetto allo standard “tattico” degli altri titoli Square.

La seconda pecca è sicuramente la più grave: il CD2.

Gli sviluppatori si sono visti un drastico taglio dei fondi sul progetto, comportando una riduzione del materiale contenuto alla fine del titolo.

Poco gameplay e un numero smisurato di dialoghi – non del tutto banali – caratterizzano l’inizio del secondo CD, per poi ritornare, nelle fasi finali, ad un ritmo quantomeno normale fino alla fine del gioco stesso. Il che, comunque, può certamente infastidire, specialmente per la distribuzione poco omogenea del contenuto totale il quale supera senza problemi le 60 ore di gioco, facendo avvertire ancor di più lo squilibrio fra i due CD.

Insomma, Xenogears è un titolo eccelso, ma con qualche pecca da considerare e, tutto sommato, siamo davanti ad un gioco come pochi e dico sul serio.

Certo, non sarà il miglior jrpg della storia per come professano in molti, ma è sicuramente un titolo che non può mancare a quei giocatori appassionati del genere e dei bei vecchi tempi dell’era Play Station, in cui si osava tanto ed i frutti venivano sicuramente raccolti.